Coppa Davis e l’Italia nel 1976 l’unica volta

nel Cile di quel farabutto di Pinochet

 

Coppa Davis e l’Italia un rapporto che si è consumato in maniera aurea una sola volta, poi sarebbe diventata un’ossessione, se eccepiamo le finali perse contro la grande Cecoslovacchia di un fortissimo Ivan Lendl, prima che passasse sotto passaporto statunitense. E un’altra persa proprio dagli Stati Uniti d’America.

Coppa Davis e l’Italia, un incubo vero e proprio, con l’unico ricordo dolce che viaggia, e di parecchio, indietro nel tempo, a 41 anni fa. Infatti il 18 dicembre è l’anniversario della più importante soddisfazione ottenuta dal tennis maschile italiano a livello mondiale: infatti, correva l’anno 1976, l’Italia conquistava a Santiago del Cile, la 65esima edizione del massimo torneo riservato alle squadre nazionali, la Coppa Davis. In quell’anno hanno partecipato alla rassegna mondiale 56 nazioni, 32 provenienti dall’Europa, 12 dall’area americana, 12 dall’Asia. Sarà l’unica volta, in cui l’Italia mette tutti in fila, e accade all’Estadio Nacional de Cile contro i padroni di casa, che storicamente vivevano il periodo più crudele della dittatura di quel mascalzone di Augusto Pinochet.

L’Italia era guidata da Nicola Pietrangeli, da atleta talento cristallino, quella volta capitano non giocatore, e arriva al quarto di finale superando molto bene, 4-1, l’Inghilterra. Poi tocca all’Australia mentre l’altra parte del tabellone vive il boicottaggio dell’Unione Sovietica al Cile dopo che i russi avevano estromesso col nostro stesso punteggio l’Ungheria. Ma la rinuncia russa manda avanti, d’ufficio, a tavolino, per intenderci, il Cile. L’Urss per punizione non venne ammessa alle due seguenti Coppa Davis per non aver giocato contro il Cile. L’Italia, intanto, supera per 3 incontri a 2 la temibilissima Australia dei vari e forti John Newcombe, Tony Roche, e John Alexander. Vincono gli Azzurri con Corrado Barazzutti e Adriano Panatta nelle sfide singole e con Paolo Bertolucci a fare coppia, nel doppio, con il popolarissimo e talentuoso tennista romano.

Ci fu un grande dibattito politico e negli ambienti del Comitato Olimpico Nazionale Italiano, se fosse il caso di mandare in Cile i nostri rappresentanti della racchetta, con polemiche e prese di posizione inevitabili. Appena dopo il successo sull’Australia, tutti a domandarsi se fosse naturale partecipare alla finalissima in casa dei cileni. Addirittura con il campo posizionato all’interno di uno dei simboli della rerpressione; infatti l’Estadio Nacional era stato impiegato come campo di concentramento a danno degli oppositori politici di quel farabutto di Pinochet. Il prendere parte della nostra squadra nazionale di Tennis alla finale della Coppa Davis era contestata da gruppi politici, perlopiù di sinistra, con proteste pubblicate sulla stampa e sfociate clamorosamente in piazza. Il governo, guidato da Giulio Andreotti, non volle prendere posizione,  figuriamoci il Coni. La patata bollente passò alla federazione competente per materia, la FederTennis. Che autorizzò Nicola Pietrangeli, i suoi giocatori e i dirigenti a partire. A dicembre i nostri vanno con tutta l’Italia che vive la cosa col fiato sospeso, visto anche il momento drammatico della nazione cilena, e le troppe incertezze politiche degli anni di piombo, dalle nostre parti.

Sul piano agonistico i nostri beniamini avrebbero affrontato Jaime Fillol e Patricio Cornejo, non due scarsi tennisti, affatto. Ma Barazzutti supera al meglio dei quattro set Fillol, Panatta necessita solo tre frazioni per avere la meglio su Cornejo. E il punto decisivo è quello del doppio, il 18 dicembre. Negli spogliatoi succede qualcosa di strano. Prima di andare in campo per giocare il doppio, per noi decisivo, Adriano Panatta, noto per le sue scelte politiche di Sinistra, decide di giocare con una maglietta rossa in omaggio alle vittime della repressione di Pinochet; il tennista romano convince il suo compagno Paolo Bertolucci, assai perplesso e timoroso, a seguirne il coraggio. Soltanto nell’ultimo set i due atleti indossarono la tradizionale casacca azzurra. Questa lieta novella, alla fine andata bene, darà lo spunto per una pellicola, La maglietta rossa.

I nostri scendono in campo come voleva il più rappresentativo, tra i nostri giocatori, Adriano Panatta, ovvero con la maglietta rossa, a ribadire la solidarietà a un popolo oppresso. Primo set per 63 a Cornejo e Fillol, secondo per 6-2 e terzo per 6-3 ai nostri giocatori, Panatta e Bertolucci. Che vincono anche il quarto, per 10-8 in un interminabile set. Il doppio azzurro vince 3-1 e il punteggio globale va sul 3-0. L’Italia ha conquistato per la prima volta, e resterà, purtroppo, l’unica, la prestigiosa insalatiera, la Coppa Davis. Panatta vincerà il quarto incontro il giorno dopo con Fillol, mentre Belus Prajoux supererà nell’unico punto del Cile il nostro Antonio Zugarelli.