La storia di Madame Marie Delphine LaLaurie oscilla tra realtà e fantasia, ma di sicuro è stata una delle donne più crudeli e mostruose della storia umana. Se quel lontano 10 aprile 1834, una schiava non avesse provocato quell’incendio al 110 di Royal Street, la personalità criminale e malvagia di Delphine LaLaurie, non sarebbe mai emersa.

Chi era Delphine LaLaurie?

Marie Delphine McCarty fu il suo nome da battesimo e nacque a New Orleans nel 1775. Membro di una delle più note famiglie creole, visse nell’agio e nella ricchezza per tutta la vita.

Non fu fortunata nei matrimoni; nel 1825, infatti, si sposò per la terza volta con un giovane medico, Leonard Louis Nicolas LaLaurie. L’essere una coppia benestante gli permise di acquistare una lussuosa e grande casa curata da schiavi di colore. All’epoca la schiavitù non era un reato, ma molto diffusi nelle famiglie benestanti. Madame LaLaure, però nascondeva un terribile segreto. In privato con i suoi schiavi era spietata e crudele.

Le atroci torture agli schiavi

Alcune storie narrano di schiavi con labbra cucite, gli occhi cavati dalle orbite e gli arti allungati per essere stati tirati troppo; con buchi nel cranio dove venivano inseriti bastoncini di legno per rimestare nel loro cervello. Si racconta, addirittura, che una donna fu ritrovata con le ossa rotte e poi fatte saldare in modo da farle assumere la forma di un granchio.

L’incendio che portò alla luce la personalità sadica di Madame LaLaurie

Tutto questo non sarebbe mai emerso se il 10 aprile 1834, la schiava 70enne cuoca, non avesse appiccato un incendio nel tentativo di suicidarsi, pur di non essere trascinata nella soffitta dalla padrona, perché lì avvenivano tutte le atroci torture. Quando Madame LaLaurie, negò l’accesso ai soccorritori agli alloggi della servitù, cominciarono ad emergere tutti i particolari raccapriccianti e gli orrori che si nascondevano nella sua casa.

Il giudice Jean-Francois Canonge, dopo essere entrato nella casa scrisse di aver trovato “una negra indossare un collare un collare di ferro” e “una vecchia donna nera aveva ricevuto una ferita così profobda alla testa da essere troppo debole per camminare”. Appena le fiamme furono domate, una folla di cittadini infuriati devastò l’edificio e gli schiavi furono portati in pubblico, così che tutti poterono verificare le loro condizioni.