Ricercatori precari sul piede di guerra. Sono un esercito di lavoratori – circa 10.000 per un comparto che sfiora le 30.000 unità – e sono pronti a dare battaglia. Tecnici e tecnologi, ricercatori e assegnisti rivendicano diritti e tutele, conquistati, voluti e pretesi dopo anni di precariato, di contratti a tempo determinato e collaborazioni saltuarie negli uffici e nei laboratori degli Enti pubblici di Ricerca (Epr).

Quanto investe l’Italia

La dismissione di un patrimonio di competenze e professionalità: la spesa pubblica italiana per la ricerca e lo sviluppo è immobile all’1,33% del Pil mentre la media europea è del 2,03% (fonte Eurostat). Nel 2015 la percentuale dei ricercatori ogni mille occupati in Italia era pari al 4,73% contro una media europea del 7,40% (Fonte Oecd).

«Da quando inizi un percorso di studi, sono gli stessi professori e assistenti che ti dicono che in Italia non avrai futuro» racconta Silvio, dottorato di ricerca in Malattie infettive.

Le parole del Senatore Bocchino (SI)

“Sinistra Italiana è al fianco dei ricercatori precari che oggi tornano a chiedere la stabilizzazione dei loro contratti con una manifestazione davanti al ministero dell’Economia e delle Finanze a partire dalle 10”, annuncia il Senatore Fabrizio Bocchino (Sinistra Italiana).

“Si tratta di 10 mila professionisti, alcuni con un’anzianità di 10 o anche 15 anni, pari ad appena il 2,2 per cento delle 450 mila assunzioni nel pubblico impiego annunciate dal governo”, sottolinea Bocchino. “È evidente che la legge Madia da sola non basta, occorre un intervento nella legge di bilancio.  E oltre alla stabilizzazione dei ricercatori precari vanno incrementati gli investimenti per la ricerca pubblica”.

“Finora ci sono stati solo annunci anche riguardo all’utilizzazione di almeno una parte del cosiddetto tesoretto dell’IIT, Istituto Italiano di Tecnologia, fondi pubblici accantonati in un conto infruttifero presso la Banca d’Italia, che invece dovrebbero essere investiti per la ricerca di base”, fa notare Bocchino.

“Speriamo che il governo capisca che stabilizzare i ricercatori è un investimento per il futuro del paese”, conclude il Senatore.