Franz Beckenbauer è nato a Monaco di Baviera in quella che era la Germania Occidentale, l’11 settembre 1945. E’ stato uno dei più grandi e ammirati calciatori di tutti i tempi. Ha iniziato a 13 anni la pratica del football giocato, nelle giovanili del Bayern Monaco, il club con cui avrebbe conquistato il Vecchio Continente e il Mondo intero. A 18 anni era già titolare nella prima squadra bavarese, e nella stagione 1964-1965 dà il suo contributo alla conquista della promozione nella Serie A tedesca.

Soprannominato Kaiser Franz in realtà ha rappresentato l’eleganza per le sue uscite palla al piede, essendo nato in mezzo al campo come regista in fase di impostazione, e poi avendo scelto di giocare da libero con licenza di iniziare la manovra offensiva: famosi i suoi frequenti avanzamenti a supporto dell’azione offensiva, tanto con il Bayern quanto con la Nazionale tedesca.

Dal ritorno nella massima divisione inizia un grande ciclo, con i rossi di Monaco di Baviera: 1 Coppa delle Coppe nel 1967, 4 scudetti dal 69 al 1974, 3 Coppe dei Campioni di fila, dal 74 al 76 e in quest’ultimo caso trasformata anche nel successo della Coppa Intercontinentale, senza dimenticare le 4 Coppe di Germania, e per altrettante volte Beckenbauer è stato votato Calciatore dell’anno con due Palloni d’Oro, 72 e 76, come miglior giocatore d’Europa.

Alla fine del cammino continentale conterà 423 partite tra Bayern Monaco e Amburgo, con 44 reti segnate, 71 sfide giocate nelle coppe coi bavaresi e 5 con la sua seconda società.

Parliamo della squadra nazionale tedesca, dove il percorso è stato intenso, a tratti incredibile: Vice-Campione del Mondo in Inghilterra nel 1966, in una meravigliosa compagine che annovera Uwe Seeler, Haller, già noto in Italia, e Overath. Segna una doppietta contro la Svizzera, contro l’Uruguay nei quarti di finale, e contro l’Unione Sovietica del grande portiere Jascin in semifinale. Quella Germania chinerà il capo in finale, per 4-2, in una delle gare più discusse della storia del calcio, con l’Inghilterra padrona di casa. Ma i suoi connazionali e il mondo intero, a soli 21 anni, hanno scoperto la bravura, il senso della posizione, la tecnica, il crescente carisma di Franz Beckenbauer da Monaco di Baviera.

Lui e la Germania arriveranno terzi, 4 anni dopo, in Messico, dopo aver perso la partita del secolo per 4-3 con l’Italia, giocando con un braccio fasciato per diversi minuti, restando in campo con grandissimo coraggio. Infine conquista la Coppa del Mondo nel 1974 davanti al proprio pubblico contro l’Olanda, superata per 2-1 in rimonta all’Olympiastadion. A completare il suo rapporto passionale con la Germania Ovest la Coppa Europa per nazioni nel 1972, vantando il record di presenze 103 con 14 gol siglati.

E’ stato valutato di diritto nei calciatori più efficaci, duttili e talentuosi di sempre: se Pelé nasce a soli 17 anni in Nazionale e raffigura gli anni 60, Crujff gli anni 70, Franz Beckenabuer è il simbolo della modernità passato attraverso diversi moduli tattici, sia col Bayern Monaco che con la Germania Occidentale.

JOSE ALTAFINI LO HA DEFINITO COSI’: E’ l’espressione più tipica del suo calcio: schierato stabilmente alle spalle della difesa, diventa l’uomo in più quando la manovra della squadra si sposta sul fronte d’attacco. E’ il modello di un nuovo modo di interpretare il ruolo di libero: non più un uomo concesso agli avversari, con chiari intendimenti difensivi, come lo era stato in occasione delle sue prime apparizione; ma un giocatore in grado di impostare la manovra di contrattacco, dando l’avvio dalla propria difesa a tutte le azioni.

Tecnicamente Altafini dirà di lui: tecnica sopraffina, controllo perfetto del pallone con entrambi i piedi, nei primi anni di carriera era un regista arretrato. Una sua particolare caratteristica era il passaggio, effettuato sempre con l’esterno del piede. Con il passare delle stagioni arretrò la sua posizione in campo, andando a dirigere la manovra difensiva, sempre pronto al disimpegno elegante, come del resto adatto per effettuare interventi più risoluti.

A 32 anni provò l’avventura negli Stati Uniti d’America, nei celebri New York Cosmos, e in 3 anni avrebbe vinto con il club della Grande Mela altrettanti titoli nordamericani. Nulla da eccepire, Kaiser Franz. Torna in Germania a 35 anni e giocherà per 2 stagioni con l’Amburgo, a completamento di una carriera da applausi.

Sarebbe poi stato anche il tecnico, inevitabilmente, della Germania, ma di quella unificata, dopo il crollo del Muro di Berlino. Sarà l’unico, a vincere una Coppa del Mondo in campo (1974) battendo l’Olanda, e in panchina (1990), a Roma, contro l’Argentina.

Auguri, davvero, per questo compleanno, che è il 72°.