Biblioterapia, ne avete mai sentito parlare? Secondo i dati riportati dall’Istat, solo il 42% degli italiani legge oltre un libro l’anno e, tra questi, solo il 13,7% ne legge almeno uno ogni mese. 

NON LEGGERE? UN PECCATO

Ben pochi sanno che la lettura, non solo arricchisce culturalmente, ma ha anche effetti terapeutici giovando alla salute emozionale e fisica. A quanto pare curarsi con la lettura si può e la Biblioterapia, non è neanche una novità.

COME NASCE

All’inizio del 900 lo psichiatra William Menninger consigliava ai pazienti di integrare alla terapia la lettura di libri. Nasce così la Biblioterapia, l’utilizzo di un insieme di letture come strumenti terapeutici.

MEZZO

La biblioterapia, quindi, può essere un mezzo per risolvere dei problemi personali mediante una lettura guidata. Una lettura che non solo arricchisce, quindi. Ma addirittura guarisce.

LA LETTURA GUARISCE

Oltre al piacere in sé, dato da un libro che ci permette di viaggiare in altri mondi nuovi e sconosciuti esplorando le nostre emozioni più profonde, la lettura guarisce. Tramite il raccontare va a fornire modelli di identificazione e stimoli giusti per uscire da una situazione di disagio.

BIBLIOTERAPIA

Ecco qui che la lettura si può trasformare il Biblioterapia: viene distribuita presso persone con problemi di ansia, alimentari, dalla depressione. Può essere un buon sostegno anche nel caso di malattie cardiologiche o oncologiche.

LA CONCENTRAZIONE

Da non tralasciare il fatto che la lettura consente un percorso di crescita su temi legati all’autostima, o la comunicazione. Favorisce la concentrazione, rende sensibili all’ascolto e allena alla riflessione.

LA LETTURA DI GRUPPO

I gruppi di lettura – secondo Rosa Mininno, psicoterapeuta ed esperta di Biblioterapia – costituiscono nel tessuto sociale un elemento strutturale di forte aggregazione”.

CONDIVISIONE

“Leggere ad alta voce – prosegue – aiuta a superare timidezza e sensi di inferiorità. Alcuni studi dimostrano  che le persone che avevano appena letto un racconto rispondevano in modo migliore ad un test sulle interazioni sociali, rispetto a chi invece aveva letto soltanto un articolo su una rivista”.