Uno sguardo ironico, scanzonato, per nulla retorico, sulla disabilità. Uno sguardo diverso, senza pietismo. E’ il libro “Scuola a rotelle”, edito da Donzelli, scritto a quattro mani dall’on. Ileana Argentin, parlamentare del Pd, affetta fin dalla nascita da amiotrofia spinale, da sempre impegnata nella lotta per la rivendicazione dei diritti dei disabili, e Paolo Marcacci, insegnate di Lettere alle medie. Entrambi raccontano la disabilità dal proprio punto di vista, accomunati dalla voglia di parlarne con leggerezza. Paolo Marcacci ha presentato il libro ai microfoni di Radio Cusano Campus.

Come nasce l’idea di questo libro?
Nasce per caso, da una proposta di Ileana che mi ha fatto davanti al nostro primo caffè. Nel libro racconto il mio imbarazzo iniziale, perché non sapevo come salutarla.  E’ l’imbarazzo che si ha molto spesso nel doversi porre davanti al disabile, che è molto meno in soggezione di noi. Mi chiedevo: ‘”Le posso stringere la mano? Posso toccarla”?. Alla fine ho aggirato l’ostacolo dandole subito un bacio. Ileana si sarà sorpresa ma l’ho visto come l’abbattimento di un ostacolo.

Come ha reagito davanti alla proposta dell’on. Argentin?
Mi ricordo che le dissi: “Io potrei raccontare solo le cose che vedo tutti i giorni a scuola”. E lei mi rispose: “Io voglia che tu faccia proprio questo e che lo faccia a modo tuo”.

Qual è il suo modo?
Scanzonato senza essere pesante. Ringrazio Ileana soprattutto perché attraverso questo libro sono venuti fuori tanti pensieri che avevo immagazzinato ma che non sapevo di aver nei famosi cassetti della memoria. Non voglio dire che li avessi rimossi, semplicemente non li avevo approfonditi. Poi è stato un esplosione di immagini, esperienze vissute,  di varie disabilità o di difficoltà di tanti ragazzi visti all’opera che mi hanno aiutato ad affrontare alcune mie problematiche, come il soffrire di vertigini.

Cosa l’ha colpita di più di questo libro? Cosa le è rimasto dentro?
Mi permetto di citare due capitoli ai quali tengo molto. Uno si intitola “La perfidia dei piccoli”. I bambini sanno essere cattivi, molto di più degli adulti, perché non hanno filtri e possono accanirsi in maniera particolare. Pensiamo al bullismo. Un disabile può essere bersaglio privilegiato di un certo atteggiamento a volte lo è davvero, complici anche i social network. Molto c’è da fare per far capire a tutti chi siano i veri deboli. Il discorso può apparire retorico ma non lo è.

L’altro capitolo?
Si intitola “Genitori due volte”. Mi ha sempre commosso vedere all’opera i genitori di questi ragazzi. Mi sembrano dei giganti. Li vedo costantemente vigili nell’osservazione dei propri figli in mezzo agli altri. Spesso a distanza ma con un attenzione spasmodica. Mi chiedo che spalle robuste si debbano avere per farsi scivolare addosso l’indifferenza, la cattiveria, l’ignoranza di chi ci circonda.

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