Un moderno Cenerentolo protagonista di una storia d’amore dei giorni nostri. Controverso perdigiorno, fannullone che vive a carico dei suoi due amici e coinquilini che lo mantengono per affetto. Si chiama Fabio ed è il protagonista dello spettacolo “Se fossi fico”, in scena dal 4 al 23 aprile al Teatro de’ Servi di Roma. A dargli il volto Daniele Trombetti, anche regista della commedia, arrivato alla notorietà grazie ruolo del Tazzina interpretato nel film “Lo chiamavano Jeeg Robot”, di Gabriele Mainetti con Claudio Santamaria. Daniele ha presentato la pièce ai microfoni di Radio Cusano Campus.

Qualche dettaglio in più sullo spettacolo?
E’ una commedia degli equivoci, una commedia brillante che ho scritto con Clelio D’Ostuni e Daniele Locci, anche loro nel cast. Insieme abbiamo avuto l’idea di questo Fabio, ragazzotto pigro che non vuole fare niente, in sovrappeso. All’inizio era ispirato a me, pensate che fino a qualche tempo fa pesavo 203 chili. Ci siamo chiesti: come fa un ragazzo di duecento chili a conquistare una bellissima ragazza? E da questa domanda è nata la storia di “Se fossi fico”. Naturalmente se Fabio fosse stato fico non si sarebbe dovuto inventare tutti quegli espedienti che mette in pratica nello spettacolo e che non vi svelo. Dovete venire a scoprirli a teatro.

Una commedia che fa ridere e fa riflettere.
Esatto. Alla fine lanciamo un messaggio, ossia se vuoi puoi. Dobbiamo sbarazzarci di pregiudizi e loghi comuni prima di conoscere una persona.

La sua fama è legata al personaggio del Tazzina nel film “Lo chiamavano Jeeg Robot”. Come è arrivato al grande schermo? E’ vero ha avuto un ruolo decisivo il wrestling?
Sì, e la storia è simpatica. Una sera ero in un pub di Ostia con alcuni amici e mi sono imbattuto in Pierpaolo Pollina, un insegnate di wrestling, uno dei più conosciuti in Italia. Si è innamorato letteralmente della mia fisicità. Sono 1.97 e all’epoca pesavo oltre duecento chili, ero un armadio. Voleva che facessi wrestling a tutti i costi.  Non ho accettato ma siamo diventati amici. A un certo punto nella vita di Pierpaolo entra Gabriele Maiinetti. Il regista stava girando per girare il cortometraggio  “Tigerboy” e cercava un wrestler che sapesse anche recitare. Pierpaolo gli ha fatto il mio nome, ho fatto il provino con Mainetti e ho avuto il ruolo. Con Gabriele è nata una bella amicizia.

 

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