Ogni ferita emotiva è un punto debole da rafforzare; una incomprensione su cui riflettere. Nessun bambino possiede però la capacità di trasformare eventi negativi in positivi, e neppure l’abilità di distinguere un rimprovero, causato da un attacco d’ira, da un’offesa dolorosa e gratuita, tant’è che nell’infinito egocentrismo che li contraddistingue riportano tutto a se stessi. Parla in questi termini Sara D’Andretta, pedagogista ANPE, a #genitorisidiventa, su Radio Cusano Campus, a proposito di ferite dell’infanzia. Un altro aspetto rilevante, riguardante questo tema è il “tempo di esposizione al dolore. La frustrazione protratta nel tempo crea incrostazioni e problemi sul piano emotivo. Il non sentirsi amati da bambini, degni di attenzione, capiti, può avere un peso molto importante sulla nostra vita adulta, e causare ferite profonde e incancellabili nel tempo”, aggiunge la dottoressa D’Andretta.

Quali ripercussioni sulla personalità avranno ferite diventate frustrazione? Sara D’Andretta ha specificato che sarà l’autostima a farne le spese. “Un bambino ferito non saprà fidarsi di sé, né degli altri, non saprà portare a termine i propri progetti, e avrà difficoltà relazionali”, pensando di non essere abbastanza. E’ per questo che è necessario rimarginare certe ferite insanguinate. La soluzione e la cura sono da ritrovarsi nelle persone che hanno causato il problema, tranne che si tratti di sconosciuti, insegnanti di scuola o persone perse di vista, impossibili da riagganciare. Quello che conta è trovare il modo di cicatrizzare l’escoriazione, così da poterla incorniciare tra le medaglie più valorose.

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