Il fondatore della Cusano: “una barzelletta giudicare la qualità di un corso di laurea dal numero dei docenti incardinati senza considerare l’obbligatorietà della frequenza alle lezioni. Nelle università tradizionali molti studenti si presentano agli esami da autodidatti”.

Il presidente della Società delle Scienze Umane, fondatrice dell’Università Niccolò Cusano, Stefano Bandecchi, è tornato a parlare dell’ultimo decreto firmato dall’ex Ministra Giannini nel corso della trasmissione Legge o Giustizia di Radio Cusano Campus, condotta da Matteo Torrioli.

Studenti autodidatti nelle università tradizionali senza obbligo di frequenza

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“Non ha più senso la distinzione tra università in presenza e università telematica, si dovrebbe parlare di corsi in cui lo studente frequenta le lezioni e corsi in cui lo studente si prepara a casa in totale autonomia. Diventa allora una barzelletta giudicare la qualità di un corso di laurea dal numero dei docenti incardinati senza considerare l’obbligatorietà della frequenza alle lezioni. Anzi, bisognerebbe capire come vengono spesi i soldi pubblici per gli studenti non frequentanti: li potremmo considerare come degli autodidatti che poi andranno a farsi dare un voto da un esaminatore, perché a questo punto quello dietro la cattedra non è più un professore, all’interno di un “esamificio” nel quale gli verrà detto se conosce la materia o meno”. Continua Bandecchi “Tutto questo mi ricorda quello che succede con i privatisti a scuola o per la patente auto. Le tasse che noi versiamo vengono utilizzate quindi per mandare avanti degli atenei con professori incardinati tenendo conto del numero degli studenti, tra cui però anche i privatisti. Nella maggior parte degli atenei italiani il loro numero è enorme, tanto è vero che sono previste delle differenze di preparazione agli esami per studenti frequentanti e studenti autodidatti.

Frequenza obbligatoria nelle università telematiche

Nelle università telematiche invece la frequenza è obbligatoria – sottolinea Bandecchi – gli atenei come il nostro sono obbligati a controllare che gli studenti abbiano seguito le lezioni e svolto delle verifiche alla fine di ognuna prima di poter accettare la loro iscrizione agli esami”.

L’Università di Oxford aprirà in Francia

 “E’ la conseguenza della Brexit. Arrivando in Francia Oxford diventa un’università riconosciuta in tutta Europa. Chi si occupa di università nel nostro Paese non si è ancora accorto che ci facciamo del male da soli con vincoli assurdi che non ci rendono competitivi con gli atenei stranieri. Le nostre università sono costrette a pagare stipendi a professori incardinati in base a un determinato numero di studenti immatricolati, nonostante i frequentanti siano magari meno della metà. Si tratta di denaro che potrebbe essere investito in altro modo, ad esempio nella ricerca scientifica”.

Le polemiche sulla didattica telematica

Si sono dette tante cose sulla didattica telematica, temendo che non potesse fornire un insegnamento di qualità agli studenti mentre poi da sempre accettiamo che le università tradizionali si siano trasformate in “esamifici”, con studenti che si presentano senza aver mai frequentato un solo minuto di lezione o aver mai avuto un confronto con il docente”.

Il confronto con il MIUR

“A questo punto, dopo la sospensione dell’ultimo decreto firmato dall’ex ministra Stefania Giannini, mi aspetto la convocazione di un tavolo di lavoro tra professionisti seri dove poter parlare realmente di come migliorare il sistema universitario italiano e la qualità della didattica, dobbiamo diventare concorrenti ed attrattivi delle università di tutto il mondo”.