L’importazione e l’esportazione delle armi è al suo apice globale dalla fine della Guerra Fredda. Lo rivela un report dello Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI). Nel quinquennio 2012-2016, il volume dei trasferimenti internazionali di sistemi d’arma ha registrato un incremento dell’8,4% rispetto al periodo precedent. Gli incaricati del monitoraggio delle armi spiegano che la crescita nel volume del traffico è dovuta all’aumento della richiesta del Medio Oriente e dall’Asia.

Come spiega Giorgio Baretta, analista di Opal e Rete Disarmo, alla trasmissione Il mondo è piccolo su Radio Cusano Campus: “L’impennata c’è stata a partire dal 2001, ma quella della guerra al terrorismo è soltanto una giustificazione assunta da tutti gli Stati, sia esportatori che importatori. Lo si può vedere anche nel caso italiano. L’Italia infatti giustifica l’esportazione di armamenti all’Arabia Saudita e agli Emirati Arabi Uniti, con la scusa che servono per combattere il terrorismo internazionale. La realtà è ben diversa. La realtà è che il commercio di armamenti di fatto ormai è in mano ad una decina di grandi aziende a livello mondiale e queste aziende premono sui governo soprattutto per esportare armi”.

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