E’ irresistibile il fascino delle menzogne e delle trasgressioni, soprattutto in piena adolescenza, quando sei a corto di responsabilità importanti. L’idea di far sapere che stai uscendo di casa per andare a scuola, e di potersi fermare nel boschetto antistante l’ingresso scolastico, rimane la più intrigante delle esperienze da compiere con i propri coetanei. E’ forse il gusto di oziare all’insaputa di genitori e insegnanti che provoca piacere, ma potrebbe essere solo una delle chiavi di lettura della notizia. Gli studenti italiani hanno sacrificato un giorno di scuola su dieci, durante l’anno scolastico 2014/15, secondo i rapporti di autovalutazione delle scuole. Abbiamo commentato il fenomeno – a #genitorisidiventa – con Stefano La Cagnina, docente di Filosofia e Scienze Umane, del liceo Gelasio Caetani di Roma, che ha esposto riflessioni interessanti a riguardo: “Le assenze sono un fenomeno complesso, che non può essere definito all’interno di una statistica generale. La statistica ci dà un andamento medio, ma tale fenomeno è talmente articolato che la generalità e la globalità delle informazioni sono insufficienti per spiegarlo.”

“Sicuramente, la scuola statale nel suo insieme ha delle responsabilità,che non possono assumersi soltanto gli insegnanti. Dall’introduzione del registro elettronico le famiglie vengono immediatamente a conoscenza delle assenze dei propri figli. Dal punto di vista della sicurezza può essere considerato un fattore positivo, ma dal punto di vista della psicologia adolescenziale limita lo spazio ad una sana trasgressione indispensabile per un corretto sviluppo della personalità”, ha sottolineato il prof. di Filosofia, su Radio Cusano Campus. “Il fenomeno delle assenze scolastiche esiste così come dimostrato dalle statistiche, con un evidente aumento nel Sud Italia. La fondazione Agnelli, a proposito di ciò, afferma che le assenze sono determinate dal fatto che gli insegnanti non motivino adeguatamente i loro alunni, i quali si annoiano preferendo altre attività alla frequenza scolastica. Oggi la scuola è arretrata  rispetto allo sviluppo tecnologico della società, di conseguenza i ragazzi possiedono già degli strumenti tecnologici avanzati come ad esempio lo smartphone, di gran lunga superiori rispetto alle tecnologie scolastiche. Il fine della scuola è certamente educare e formare, ma tale formazione avviene attraverso la comunicazione, pertanto gli strumenti comunicativi devono essere adeguati al linguaggio tecnologico già  usato dagli alunni. La scuola pertanto è costretta a inseguire la società, quando invece dovrebbe esserne la guida per educare e formare persone che faranno parte del futuro e partecipi del progresso. In questo modo la scuola può diventare più attraente e motivante per i suoi studenti“, ha aggiunto La Cagnina, sul tema. Il sistema scolastico pecca di strumenti all’avanguardia, e può risultare noioso; ogni docente dispone di un metodo d’insegnamento e una personalità a sé; gli studenti sono troppo avanti rispetto agli ambienti che frequentano, pertanto i codici comunicativi non coincidono.

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