Esplodeva venticinque anni fa l’inchiesta Mani Pulite. Antonio Di Pietro, intervenendo questa mattina ai microfoni di Radio Cusano Campus nel corso del format ECG, ha dichiarato: “Tangentopoli è ancora qui, serve una commissione per capire chi e perché ha fermato mani pulite”. 

Antonio Di Pietro a venticinque anni dall’esplosione di Mani Pulite: “Sarebbe facile dire che sull’evento di ieri ci sia stata una cattiva organizzazione. La verità è che c’è molta amarezza da parte dell’opinione pubblica su quanto accaduto in questi venticinque anni e c’è molta disillusione su quello che si può fare. Bisogna fare una distinzione: sono passati 25 anni da mani pulite, non da tangentopoli. Tangentopoli è ancora qui, è come prima. 25 anni fa ci fu un accertamento diagnostico, invece che in un ospedale in una procura della Repubblica, che ha individuato un tumore sociale, che ha impoverito le casse dello Stato, rovinato la libera concorrenza, brutalizzato la democrazia politica. Rispetto a questo tumore, invece di curare il tumore hanno curato i medici e ora il tumore è diventato una metastasi. Faccio una proposta: sono passati 25 anni, signori della politica e signori dell’informazione, della magistratura e dell’avvocatura, perché non si rifa un’analisi storica su quello che è successo? Vogliamo chiederci che cosa è successo e che cosa non è successo? Vogliamo chiederci perché è stato fermato mani pulite, chi l’ha fermato e dove sarebbe potuto arrivare? Dopo 25 anni, con gli animi che si sono rasserenati, possiamo mettere insieme una commissione storica per andare a rileggere e a riscrivere cosa è accaduto?”.

 

Mani pulite, chi ha fermato tangentopoli? Antonio Di Pietro detta le linee guida di questa eventuale commissione: “Ci sono due relazioni del Copasir, il comitato per i servizi di sicurezza, quelli che controllano l’attività dei servizi segreti, una del 95 e una del 96, che dicono che ci sono state persone dei servizi che si sono attivate per fermare e delegittimare le indagini. Nessuno ha ripreso più quelle carte. Vi faccio un esempio: qualcuno ricorderà l’inchiesta Enimont. Tutti mi hanno detto che sono stato bravo perché ho scoperto 150 miliardi di lire di tangenti. Bene, quello è uno dei miei più grandi rimpianti, perché se io trovo 150 miliardi di lire ma riesco a trovare le persone che le hanno prese solo per 75 miliardi e quando cerco i destinatari degli altri 75 miliardi vengo fermato, mi resta l’amarezza e mi chiedo perché non si è potuto scoprire a chi erano destinati gli altri 75 miliardi. Perché siamo stati fermati?”

 

Tangentopoli e mani pulite a parte, Antonio Di Pietro ha detto la sua sulla questione polizze: “Su questa vicenda si sta facendo un ricamo grosso come una casa. Uno stuzzicadenti viene rappresentato come una trave e poi tante trave non vengono viste mentre crolla il muro”.