Il sushi continua a spopolare, e i ristoranti giapponesi sono ormai ovunque, pronti ad offrire con la loro formula “All you can eat” le specialità culinarie tipiche del Sol Levante a prezzi accessibili, anche per le tasche meno abbienti. A discapito dei kebabbari, che nel 2012 erano diffusi ovunque, le tendenze gastronomiche stanno cambiano ed il boom del sushi è tale che il prodotto è ormai reperibile anche nei supermercati e negli store di cibi surgelati. Il consumo eccessivo di sushi sembra, tuttavia, sia danneggiare gli oceani che la nostra salute. Scopriamo come.

Innanzitutto spieghiamo cos’è il sushi.
Si tratta di un piatto a base di riso, bollito e condito con aceto di riso. Si aggiunge il pesce, tagliato a fette sottili, che può essere salmone, tonno, calamaro. Diverse sono le sue varianti: dal sashimi, solo a base di pesce, al wasabi, una pasta piccante e molti altri.

Secondo una ricerca pubblicata sulla rivista Nature sembra, infatti, che la pesca intensiva e l’uso di reti illegali stia prosciugando gli oceani. Negli ultimi anni l’incremento del volume di pesca è pari al 50% soprattutto il tonno rosso, il cui calo degli esemplari equivale al 98%. Situazione similare riguarda i gamberi. Si tratta di ingredienti essenziali per il sushi, la cui domanda aumenta continuamente in America e in Europa, dove il consumo è ormai più di una moda.

Tuttavia il pesce utilizzato non sempre è fresco. La normativa italiana in base al regolamento 853/2004 prevede che il pesce crudo debba restare nel congelatore ad una temperatura di -18° per almeno 96 ore, per ucciderne i batteri. Molto spesso questo procedimento viene ovviato e ad incorrere in diversi rischi per la salute sono i consumatori.

  • anisakis – si tratta di un parassita che si deposita nell’intestino quando il pesce non è congelato a norma. Ne possono derivare reazioni allergiche e dolori addominali;
  • altri parassiti – dal pesce non conservato correttamente possono generarsi ulteriori microrganismi. Può provocare infezioni di varia natura come: la salmonella, la listeria o lo stafilococco e, in casi estremi, il vibrione del colera;
  • istamina – è una sostanza dal potere infiammatorio presente nel pesce soggetto ad una lunga manipolazione e non conservato poi a basse temperature. Ne consegue che una volta ingerito, si possono avvertire orticaria e arrossamento del volto;
  • “mal di sushi” (sindrome sgombroide) – provoca mal di testa, nausea,  rossori al collo e al viso e, nei casi più gravi, anche edema della glottide con il rischio di soffocamento. E’ necessario intervenire tramite assunzione di antistaminici o cortisone.

E’ fondamentale, quindi per il consumatore informarsi se il pesce acquistato o consumato sia stato conservato, ma anche preparato secondo la norma. Ad ogni odo è sconsigliato ai bambini, le donne in gravidanza e ai soggetti con gravi disturbi gastroenterici.