Noi e gli altri, l’idea che abbiamo delle “gesta” compiute nel tempo e quello che gli altri pensano di noi, o dei risultati ottenuti: questo è il problema! Non per tutti. Beati coloro che se ne infischiano alla faccia di quello che è stato. Gli altri rimugineranno sui giudizi altrui, si tormenteranno pensando a cosa non ha funzionato, e perché la maldicenza è così feroce, gratuitamente. Gli altri prima di giudicare quello che non è alla loro portata dovrebbero guardarsi dentro, eppure non è così che funziona la vita! Per fortuna di mezzo c’è l’autostima: la percezione che ognuno ha di se stesso, il valore che si attribuisce.

Certo con una mamma o un papà assenti tutto si complica, ma se ben sostituiti da un buon gruppo dei pari, o da insegnanti validi, è possibile ottenere risultati interessanti con poco. “Sembra che in assenza di uno dei due genitori il destino sia segnato, in realtà non è così. Sono importanti i caregiver, le figure accuditive di riferimento (i nonni, gli zii, gli insegnanti, o il gruppo dei pari)”, dice Gianluca Franciosi, psicologo e psicoterapeuta dell’equipe Psicologi del Benessere, a #genitorisidiventa su Radio Cusano Campus. “Essendo il concetto di autostima un concetto che implica una relazione con gli altri. […] L’opinione altrui è in grado di minare la nostra autostima, se non ben strutturata. […] La costruzione di una buona autostima è un processo che comincia nei primi anni della nostra infanzia”, aggiunge l’autore di “Vivere meglio. Ora puoi”. Avere genitori presenti è importante, dunque, ma non è tutto. Intratteniamo molteplici relazioni, da alcune perdiamo, da altre prendiamo: è l’equilibro instabile della quotidianità.

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