Il sogno di una scuola creativa, che valorizzi il talento degli studenti e non li imprigioni in verifiche tutte uguali, programmi ripetitivi e appiattimento didattico. E’ così che la pensa il prof. Luca Chiesi, 39enne docente di informatica presso l’Istituto Silvio D’Arzo di Montecchio, selezionato tra i 50 finalisti dell’Italian Teacher Prize, il premio istituito dal MIUR che equivale al Nobel per l’insegnamento e che vede il suo step successivo nel Global Teacher Prize. Il prof. Chiesi ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni di Open Day, sugli 89.100 FM di radio Cusano Campus.

Prof. Chiesi, cosa significa arrivare a questo punto della selezione e soprattutto, se lo sarebbe mai aspettato?

“Non mi aspettavo minimamente una cosa simile, ho partecipato per gioco dopo aver ricevuto una mail dal ministero e una circolare dalla preside del mio istituto. Il valore della competizione per me è assolutamente ludico, perché lìho presa come un gioco e continuo a viverla nello stesso modo, divertendomi. Mi emoziona molto di più riuscire a coinvolgere un ragazzo che all’inizio dell’anno aveva dubbi e difficoltà con la mia materia”.

Nel suo modo di intendere la scuola non si può fare a meno della creatività: cos’è per lei e quanto la usa nel suo lavoro quotidiano?

“Per me la creatività è quella dote naturale che hanno tutti i ragazzi, quel bagaglio che sembra infinito quando siamo bambini e che decresce man mano che si diventa adulti. Il mio compito è porre le basi per dar libero sfogo alla creatività di uno studente, battendo strade che si discostano dai metodi di apprendimento tradizionali”.

Molto spesso i candidati all’Italian Teacher Prize, premio istituito dal Ministero, vengono selezionati per il loro metodo innovativo di insegnamento, un metodo che di frequente si discosta dai cosiddetti programmi ministeriali. Non le sembra un paradosso?

“La questione relativa ai programmi ministeriali veniva considerata qualche tempo fa, oggi il lavoro del docente si fa più interessante perché ha modo di spaziare all’interno di alcune linee guida. Oggi c’è la possibilità di lavorare per competenze, per progetti, anche in ambito laboratoriale, insomma, non esistono più quei vincoli che imprigionavano in un certo modo il lavoro del docente”. Clicca sotto per ascoltare l’intervista integrale del prof. Chiesi