Chi?
Jean François Moussavou Ngoma, in arte Ciarz. Il mio amore per la musica credo provenga da mille notti passate ad ascoltare la radio, a registrare le canzoni che mi piacevano su cassetta e a riascoltarle finché non le sopportavo più (all’età di 7/8 anni). Poco dopo approccio al suonato con un anno di pianoforte, sostituito poi dalla chitarra acustica. A 13 anni scrivo il mi primo pezzo rap, che ancora ricordo tra l’altro, e da lì è solo che un fiume di parole che riverso su quaderni, libri e diari, alla ricerca di nuovi modi di interfacciami con me stesso e il mondo. Nel 2014 trovo casualmente una piccole etichetta che vuole pubblicare la musica che produco e registro in cameretta e così nasce Frank D. e il mio primo disco stampato “I will be music”. Due anni dopo eccomi con il mio secondo lavoro, Affunk, questa volta diffuso in collaborazione con BandBackers, un etichetta discografica indipendente community based.  

Che cosa?
Da piccolo volevo fare il medico, credo perché intrinsecamente avessi il desiderio di curare i dolori degli altri. Col tempo è cresciuta la consapevolezza che di medicine ce ne sono tante e che viviamo per il doppio del tempo per cui il nostro corpo è nato, il problema sta nel come viviamo, nel quanto poco felici siamo durante la nostra lunga vita. Quindi l’idea resta quella di curare le persone, non nel corpo, ma nell’anima, e la musica è una delle cosa che meglio possa svolgere questo compito.

Quando?
La consapevolezza di una piccola missione personale è abbastanza recente. Credo che tutta la mia vita antecedente questi ultimi mesi abbia avuto come scopo il focalizzare questo obiettivo. Affunk è il primo passo in questa direzione: canzone dopo canzone potete sentirmi cantare tutti i demoni della mia vita. Metterli in piazza mi aiuta a focalizzarli meglio e a curare me stesso come voglio poi curare gli altri. Il primo singolo, Nigga funk, vede ad esempio il mio (e non solo mio) conflitto interno dato dall’essere un ragazzo di colore in un paese prevalentemente bianco. Paese che contiene all’interno di se molta cultura extraeuropea ma che ancora non sembra in grado di digerirla.

Dove?
Palestrina (RM), dove sono nato e cresciuto, che amo e che odio, come tutti i ragazzi cresciuti in provincia che a un certo punto scappano da quella mentalità un po’ “circoscritta” che comunque li ha cullati e cresciuti. Ora Roma, di cui amo la frenesia, con tutta l’energia che si porta dietro. La stessa frenesia che odio, perché fa perdere la capacità di fermarsi ad ammirare le piccole cose: una foglia che cade, un bimbo che ride, un sole che tramonta.

Perché?
Perché non c’è altro scopo nella vita. L’unica guerra che concepisco è questa. Le armi che ho ricevuto alla nascita sono la passione per la musica e così tanta empatia da farmici male. Il goal è combattere tutte le battaglie al meglio, ascoltare il “suono” del mondo che in troppi non sentono più e riprodurlo di fronte a più persone possibili. Fargli sentire quell’energia che alcuni artisti, musicali e non, mi hanno fatto apprezzare ed amare.

GUARDA QUA IL VIDEO DI “NIGGA FUNK”