La discografia italiana è fatta così. E’ un porto di mare dove ci sono addi ma anche inaspettati ritorni. E inaspettato ma anche gradito è il ritorno di Walter Fontana che aveva conquistato la nazione coi LOST, nell’epoca di MySpace, conquistando anche il BEST ITALIAN ACT agli Mtv Europe Award ai danni di artisti come Tiziano Ferra, J-Ax e Giusy Ferreri. Poi anni di studi e ricerche interiori fino ad arrivare alla pubblicazione di “Blu Cobalto” ed ora del nuovo album “Sono qui”. Facciamocelo raccontare da lui stesso in questa intervista.

SONO QUI… ci vuole dunque un sussulto di auto-affermazione in questi anni così globalizzati?
Sì, ci voleva soprattutto per me perché arrivavo da anni di stop e di uscita dalla scene pubbliche ed avevo voglia e bisogno di ripartire. Anche dal titolo. Non è stato un periodo in cui qualcuno mi ha forzato a non esserci ma, dopo i Lost, avevo bisogno di flirtare con la vita reale tornando nel mio vecchio pase dai miei amici e dalla mia famiglia.

A proposito di passato… cosa resta dei Lost in questi anni post-MySpace?
Dei Lost restano tanti ricordi e tante importanti esperienze che hanno contribuito a farmi diventare quello che sono. I tempi adesso sono cambiati molto, è tutto più veloce ma è anche più difficile far affezionare la gente. La musica ormai vive solo nelle play-list.

Dietro al tuo percorso solistico ci sono molti viaggi. Nell’era digitale spostarsi fisicamente ha ancora un peso diverso quindi?
Sì, per forza- Puoi guardare dallo schermo il mondo ma non potrai mai viverlo realmente. Io, invece, adoro conoscere persone nuove col loro stile di vita. Per questo uso i social per creare nuovi contatti da usare eventualmente come guide non turistiche dei miei viaggi.
Esiste un fil rouge del tuo nuovo lavoro discografico?
Non l’ho pensata a tavolino ma, ragionandoci ora, direi che il tema ricorrente del mio nuovo lavoro sia la voglia di volersi rialzare dopo una caduta. Che sia esse in amore ma anche nella vita o sul lavoro. E’ un disco che parla di energia.

Hai citato l’energia. Viene spontaneo chiederti cosa ti aspetti di ricevere dal contatto con le persone che vedrai nel tour?
Comprensione. Mi aspetto che le persone capiscano il mio album e chi sono io, cioè un ragazzo di trent’anni che si scrive le canzoni da solo. Quello che accade tra pubblico e palco, comunque, non è mai prevedibile.

 

Tipo?
Beh, una volta, era il periodo dei Lost, mi trovai tra la gente Daniele Groff che da ragazzino adoravo come cantante. Fu una bella sorpresa ed un bell’attestato di stima reciproco tanto che poi finimmo a cena insieme.