Chi crede fermamente nella ricerca scientifica ha la piena consapevolezza che i risultati che produce sono valutabili sul lungo termine e quando arrivano nascondo in sé i tratti distintivi di un’impresa. Chi sogna un mondo migliore e alimenta il suo sogno investendo in ricerca scientifica, cerca di dare sostanza al futuro e concretezza all’impossibilità sancita dal presente. Chi lotta per veicolare i messaggi positivi della ricerca scientifica ha la percezione della fatica e del sacrificio che va compiuto per portare all’attenzione di tanti quello che spesso viene taciuto.

Credere, sognare e lottare. I ragazzi dell’UniCusano Fondi calcio che lo scorso sabato sera hanno alzato al cielo di Firenze la prima Coppa Italia della storia della società fondana, hanno fatto propri i principi che la proprietà ha tentato di instillare in loro sin dal primo giorno. Credere, sognare, lottare, come se si trattasse di un impegno gravoso e nobile come quello di fare ricerca ma farlo sul campo da calcio, ogni giorno della settimana e poi ogni domenica. Attraverso la determinazione feroce di credere incondizionatamente di poter raggiungere un obiettivo, passando per la sana follia di sognare di pervenire a ciò che sembrava naturalmente precluso, per arrivare a quella lotta, prima fisica e poi mentale, che è l’unico mezzo attraverso cui trasformare le intenzioni in azioni.

L’UniCusano Fondi calcio ha fatto la storia nella notte festosa di Firenze perché a vincere un trofeo così ambito non è stata una squadra di calcio, né la squadra di calcio dell’ateneo romano UniCusano. A vincere è stata la squadra della ricerca scientifica, un gruppo di uomini che, forse inizialmente inconsapevoli, si sono caricati sulle spalle la responsabilità di sensibilizzare la gente su tematiche centrali per il nostro paese e di farlo attraverso i gol, l’impegno e il sudore. Onore al merito per gli avversari dell’Oltrepo Voghera, contro i quali i nostri ragazzi hanno battagliato fino al novantesimo senza riuscire a spezzare un equilibrio che ha dato, sin dalle prime battute, la dimensione dell’importanza della posta in palio.

Alla fine, come quando si parla di ricerca scientifica, il risultato è il frutto dell’impegno, della dedizione, della voglia di non arrendersi e della capacità di aspettare, fiduciosi. I calci di rigore hanno assegnato il trofeo e il boato che ha scandito il tiro decisivo ancora rimbomba nelle orecchie di tutti i protagonisti, dal campo agli spalti, fino alle case di tutti quei tifosi che hanno goduto in televisione di uno spettacolo irripetibile. Grazie UniCusano, con la ricerca per la felicità.