La amano tutti. La conoscono tutti. La apprezzano tutti. E’ Mimosa, giovane ma già navigata artista che ora, dopo tutta una serie di esperienze a fianco di grandi nomi dello spettacolo, decide di dedicarsi a sé stessa lanciando un album di canzoni inedite chiamato “La terza Guerra”. Scopriamone di più da questa intervista.

Cosa ti porti dell’esperienza con Proietti?

Ho interpretato Giulietta nel “Romeo e Giulietta” con la regia di Gigi Proietti che mi ha permesso di fare una Giulietta pianista e cantante, con uno spirito rock. E’ stata un ‘esperienza da cui ho imparato da morire. Gigi è un uomo e un attore straordinario. Ha costruito il Globe Theatre di Roma con l’intento di portare Shakespeare nella capitale come a Londra. Ha scelto attori giovani, con il sogno di fondare un gruppo di nuove leve per il futuro. Ho imparato da lui a lavorare con disciplina, ma sempre con uno spirito colmo di gioia.

Recitare è davvero così distante dall’essere una cantante? Vedendo certi talent-show sembra che ci siano molti “personaggi”…
Recitare e cantare per me sono due mondi che si nutrono a vicenda; infatti ho cominciato a lavorare come attrice perché cercavano ragazze che sapessero cantare e suonare. Allo stesso tempo da musicista mi è utilissimo aver preso dimestichezza con la performance attraverso la recitazione. La sfida contemporanea è quella di  dare un’anima a quello che si fa, evitando le etichette. I talent show sono un mondo a parte di cui non conosco le dinamiche, ma sono per molti un’occasione. Credo nel pubblico, e quando un artista ha una carriera lunga, non importa da dove comincia, significa che ha davvero qualcosa da dare.

“Mimosa interpreta Mimosa”: credi ci sia bisogno di verità in questi anni così difficili?
C’è bisogno di verità, di sincerità, di un futuro palpabile, possibile, di lavoro, c’è bisogno di realizzare quello che siamo, di coraggio, e sì, non ho paura di dirlo, di amore. Immagino che “la terza guerra mondiale” di cui i giornali parlino possa essere rivoltata nel suo significato, come anche parole come “crisi”, “paura”,”armi”. Cerco di immaginare un futuro luminoso, di convertire questa “guerra” in una ” rivoluzione dell’amore” e le “armi” in “armi di costruzione di massa” piuttosto che di “distruzione”. Magari sono un’utopista, ma questo futuro che tanto è negato, per renderlo possibile forse prima dobbiamo immaginarlo con determinazione e progettarlo.

Quanto ti è costato emotivamente registrare “La terza Guerra”?
Mi è costato molto, ma ne sono felice. Nel disco ci sono tutta io, ci sono le persone che amo, le storie di chi mi ha commosso, la musica che ho ascoltato. Davvero ci sono dentro tutta. ‘La terza Guerra’ è stato un progetto lungo, che è partito prima dal vivo , poi con un finanziamento dal basso, un crowdfunding attraverso il sito Musicraiser. Ho raccolto i primi fondi con il sostengo di chi già mi aveva ascoltato dal vivo, o semplicemente di chi aveva fiducia in me, ma i fondi non bastavano per tutto il disco.  Come un angelo è arrivato Leo Pari, musicista e produttore, che una sera per caso mi ha sentito suonare dal vivo e ha scelto  di aiutarmi a finire tutto. Così io al piano, Leo Pari, Stefano Conigliaro (batterista) e Simone Defilippis (fonico e chitarrista) siamo tornati in studio e abbiamo suonato il disco com’è ora. Questa fiducia arrivata da molti, mi rende responsabile  verso chi mi ha dato una mano, e sento di dover esprimere questa gratitudine soprattutto attraverso la mia musica.

E’ venuto esattamente come volevi tu?
Il disco è nato, come un bambino. So come l’ho fatto, ma non so cosa ne sarà di lui. Ormai c’è e giudicarlo mi è impossibile. So che le mie canzoni sono li dentro, le parole che volevo cantare le ho cantate, il pianoforte l’ho suonato come volevo.  Cosa ne sarà di lui è nelle mani del destino. Spero tanto bene.

Barbarossa ha avuto parole d’elogio per te. Tu, invece, chi stimi?
Luca Barabrossa mi ha commosso: mi ha accolto a Radio Due con un calore meraviglioso . Grande! Lo ringrazio  e ricambio con il cuore. Stimo anche un sacco di altre persone. Ne cito solo alcuni.. Musicisti italiani come Davide Toffolo, leader dei Tre Allegri Ragazzi Morti, tantissimo Alice con cui sogno di cantare, Battiato, i Bluvertigo…un grande poeta che ho conosciuto attraverso il crowdfunding, Aldo Nove, autore di un’epigrafe dedicata a me stampata sul disco. E poi stimo mia madre, la donna più coraggiosa che conosco.