Carlo Jean, generale e scrittore, grande esperto di geopolitica e strategie militari, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “Il mondo è piccolo”, condotta da Fabio Stefanelli su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano, sulla situazione in Siria e in medio-oriente.

“Aumento presenza russa in Siria? Da una parte c’è l’interesse che il governo siriano rimanga stabile –ha affermato Jean-, dall’altra si vuole affermare la presenza russa al di fuori della regione strettamente collegata con la Russia. Questa presenza russa è rafforzata dal fatto che tradizionalmente la Russia si vede protettrice dei cristiani del medio-oriente che sono in gran parte ortodossi. In Siria la novità è l’afflusso di consistenti rinforzi di equipaggiamento di armi, e anche di infrastrutture, come un campo di aviazione su cui potrebbero essere schierati degli aerei molto moderni, specializzati nell’attacco a terra, che secondo il ministro degli esteri russo dovrebbero servire per combattere l’Isis. Ma su questo punto non c’è accordo tra gli Stati Uniti e la Russia. Inoltre sembra che la Russia abbia intenzione di schierare delle armi contraeree molto moderne che non servirebbero contro l’Isis, ma per proteggere gli schieramenti e le basi russe, oltre che per rafforzare la presenza russa in Siria unicamente per contrastare l’egemonia che sul medio-oriente continuano ad esercitare gli Stati Uniti. La Turchia è entrata in gioco in questa missione, con delle priorità politiche completamente differenti da quelle della coalizione a guida americana, che vuole distruggere l’Isis e appoggiare il processo negoziale per la destituzione di Assad valorizzando le milizie moderate. La coalizione americana si avvale dell’apporto dei curdi. I curdi pensano di avere acquisito il diritto ad un loro stato, ma la Turchia è completamente contraria. Per la Turchia il nemico numero uno è il PKK, gruppo politico guerrigliero di curdi. Caos in medio-oriente voluto dagli Stati Uniti? Assolutamente no. Gli Stati Uniti avrebbero tutto il vantaggio affinchè non ci fossero guerre e ci fosse stabilità in medio-oriente, in modo da non dover intervenire militarmente. Il caos in medio-oriente durerà ancora per molto tempo perché nessuna parte potrà vincere sul campo facilitando il processo diplomatico, di conseguenza continuerà la guerra. La responsabilità degli Stati Uniti è di non essere intervenuti in Siria come aveva promesso Obama. Il mancato intervento di Obama contro Assad avrebbe potuto risolvere il conflitto in Siria, che non è solo un’insurrezione ma è anche un conflitto per procura, in quanto le potenze regionali hanno troppi interessi e troppi alleati che finanziano e armano. Pensare che gli interventi con forze militari non servano a nulla è una barzelletta. Distinguere tra soluzione politica e soluzione militare è solo retorica. La forza militare cerca di conseguire obiettivi politici, senza la forza militare la diplomazia è solamente una chiacchiera”.