Viterbo è una città particolarmente bella. Il 3 settembre di ogni anno, però, nel giorno di Santa Rosa, diventa divina. Perché il 3 settembre di ogni anno, per omaggiare la santa protettrice della città, va in scena il trasporto della Macchina di Santa Rosa. E il tempo si ferma. 

A Viterbo, il 3 settembre, a partire dalle prime luci della mattina le strade si riempiono di gente. Viterbesi e turisti che arrivano da ogni parte d’Italia e non solo per assistere al trasporto della Macchina di Santa Rosa.   L’attesa che precede il Trasporto è particolarmente emozionante. Soprattutto nel momento in cui la folla si fa silenziosa e i facchini protagonisti del trasporto della Macchina di Santa Rosa gridano al cielo di essere pronti. Con voce stentorea che scuote tutta la città dei Papi e che riecheggia in ogni vicolo di Viterbo:  “Sollevate e fermi!”. “Evviva Santa Rosa!”

CHI SONO I FACCHINI, PROTAGONISTI A VITERBO DEL TRASPORTO DELLA MACCHINA DI SANTA ROSA

Accompagnati dall’immancabile divisa bianca caratterizzata da una fascia rossa stretta alla vita,  i facchini di Santa Rosa sono gli artefici ed i depositari di una usanza che va avanti generazione dopo generazione. Sono i facchini di Santa Rosa a trasportare la Macchina durante l’impegnativo tragitto che la separa dal Santuario di Santa Rosa.  Il loro sacrificio, la loro fatica, rappresenta un omaggio a Santa Rosa e all’intera città di Viterbo.

LA MACCHINA DI SANTA ROSA A VITERBO: LA STORIA.

La Macchina di Santa Rosa è una costruzione alta poco più di trenta metri. Pesa circa 50 quintali.  Omaggia l’antico baldacchino su cui si materializzò il primo trasporto; sono cento i facchini chiamati a trasportarla a spalla nel centro storico di Viterbo ogni anno, la sera del 3 settembre, vigilia della ricorrenza della traslazione del corpo della Santa dalla Chiesa di S. Maria in Poggio al Monastero delle Clarisse.

La Macchina di Santa Rosa ha una storia antichissima che inizia nel 1258, l’anno successivo alla traslazione del corpo di Rosa, desiderata con forza da Alessandro IV. In quell’anno, infatti, per ricordare l’accaduto,  è proprio Alessandro IV a promuovere  la processione con il trasporto di un vessillo illuminato su un baldacchino.

A partire dalla fine del ‘600 sul trasporto della Macchina di Santa Rosa si hanno le prime notizie attendibili; sembra che il  3 settembre del 1686 il delegato alla festa Sebastiano Gregorio Fani rimandò la processione al 27 ottobre, molto probabilmente dopo aver progettato egli stesso la prima macchina.  All’interno del Museo Civico di Viterbo sono consultabili moltissimi bozzetti della Macchina di Santa Rosa, a partire da quella del 1690.

Il trasporto della Macchina di Santa Rosa ha avuto vicende alterne. Cadde nel 1790, mentre undici anni più tardi, nel 1801, un furto provocò il panico nei vicoli di Viterbo, si creò il caos e diverse persone rimasero travolte dalla calca.  Dopo questa tragedia il trasporto venne abolito da Pio VII,  e tornò ad essere praticato soltanto nel 1810.  Momenti difficili furono vissuti nel 1814 e nel 1820, come ricorda il portale macchinadisantarosa.it, visto che la Macchina si inclinò all’indietro e i facchini furono costretti ad appoggiarla.

In occasione del 750º anniversario della nascita di Santa Rosa, il 9 luglio 1983,  fu organizzato un trasporto straordinario; lo stesso accadde il 27 maggio del 1984, quando la Macchina di Santa Rosa fu trasportata durante una visita a Viterbo da parte di Papa Giovanni Paolo II.

Alla base della Macchina di Santa Rosa campeggia la scritta  “non metuens verbum leo sum qui signo viterbum” : non temo minaccia, sono il leone che rappresenta Viterbo.

MACCHINA DI SANTA ROSA 1986 – TRAGEDIA SFIORATA

Uno dei momenti più delicati nella storia del trasporto della Macchina di Santa Rosa fu probabilmente questo.