Sono 11 e si trovano in Sicilia, Puglia, Campania e Toscana. Sono i fari, funzionanti automaticamente ma in disuso, che lo Stato affitterà a operatori privati, fino a un massimo di 50 anni.  Il progetto è quello di affidarli a operatori in grado di sviluppare progetti turistici “dall’elevato potenziale per i territori, in una logica di partenariato pubblico-privato, a beneficio di tutta la collettività”, si legge sul sito dell’Agenzia del Demanio che promuove il progetto intitolato “Valore Paese – Fari

Una vita fronte-mare

I fari sono quello di Brucoli ad Augusta, quello di Murro di Porco a Siracusa, il faro di Capo Grosso nell’Isola di Levanzo-Favignana, il faro di Punta Cavazzi a Ustica, il faro di Capo d’Orso a Maiori, il faro di Punta Imperatore a Forio d’Ischia, il faro di San Domino alle Isole Tremiti, il faro Punta del Fenaglio, il faro di Capel Rosso, il faro di Capo Rizzuto e, infine, quello delle Isole Formiche. Gli ultimi quattro sono stati messi a disposizione dal ministero della Difesa. Lo scorso 10 agosto è terminata la fase di consultazione pubblica online, a breve quindi si attende la pubblicazione dei bandi di gare che consentiranno all’agenzia di selezionare gli operatori entro i primi mesi del 2016, secondo quanto dichiarato. Gli 11 fari interessati dal progetto saranno consegnati già con il cambio di destinazione d’uso e quindi, dopo un adeguati lavori di restauro, immediatamente utilizzabili.

Quali destinazioni d’uso?

Considerando che i fari si trovano in alcune delle località più belle del nostro Paese, è difficile non immaginare che tra le trasformazioni più probabili ci sia quella in hotel di lusso, come è già successo per Capo Spartivento in Sardegna, per il quale il Demanio incassa un canone di 100 mila euro l’anno. Ma non solo. Nel progetto, infatti, si legge che “questi immobili possono essere recuperati e riutilizzati non solo a fini turistico-ricettivi, nel rispetto degli ecosistemi nei quali sono inseriti, ovvero alcuni tra i più straordinari territori costieri italiani. L’obiettivo è quello di valorizzare questi beni partendo da un’idea imprenditoriale innovativa e sostenibile a livello ambientale, come avviene già in Europa, negli USA, in Canada e in Australia. Questi paesi già da tempo hanno sperimentato il modello del lighthouse accommodation: una formula turistica in chiave green a sostegno della conoscenza, dello sviluppo e della salvaguardia del territorio”. Dalla concessione degli undici fari, secondo direttore dell’agenzia del Demanio, Roberto Reggi,  lo Stato potrebbe ricavare tra 700 e 800 mila euro l’anno.