Vaccini si, vaccini no. Tanti i detrattori pronti ad alzare una crociata, l’ennesima, contro la pratica vaccinale. Ma cosa succede? Perché questa resistenza culturale, di una parte della popolazione, ai vaccini? Ne ha parlato il Prof.Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli studi e sovrintendente sanitario dell’IRCCS Istituto Galeazzi di Milano, intervenuto a Radio Cusano Campus, la radio dell’Università Niccolò Cusano in onda sugli 89.100 FM a Roma e nel Lazio ed in streaming sul sito www.radiocusanocampus.it.

Prof.Pregliasco settimana mondiale dedicata ai vaccini. Momento di dialogo e comunicazione su un tema che crea ancora tante polemiche. Quanto sono sicuri i vaccini?

Come tutti i farmaci anche i vaccini hanno degli eventi avversi ma la valutazione e quanto si è fatto fino ad ora in termini scientifici conferma l’opportunità della vaccinazione e l’irrilevanza degli eventi avversi. Purtroppo ai vaccini sono stati attribuiti tutta una serie di malattie molto gravi come l’autismo, la SLA, la morte improvvisa del lattante e varie altre condizioni. Un attacco privo di basi scientifiche. Emblematico poi il dato relativo alla rete internet, cercando vaccini in un qualunque motore di ricerca troviamo una comunicazione di mamme, cittadini e persone varie che mettono in dubbio l’efficacia dei vaccini. C’è ormai una “tifoseria” verso o contro le vaccinazioni prescindendo da una effettiva documentazione e correlazione fra eventi.

Cosa cambiare a livello mediatico per favorire la corretta informazione? Li dove i numeri della scienza non arrivano, può arrivare invece il racconto di una madre che ha visto ammalarsi il proprio figlio di una malattia prevenibile?

Certo, l’esperienza della negatività può favorire in questo senso la cultura della vaccinazione. Rimane però il problema dell’idea del “complotto” che c’è dietro. Un complotto nascosto, da parte delle aziende farmaceutiche, senza in realtà reali basi. Lo si è visto nel 2009 dove la campagna per l’acquisto del vaccino è diventato un “casus belli” con ipotesi di spreco e messa in discussione di ciò che aveva dichiarato l’OMS.

Perché il pensiero scientifico è diventato un’opinione qualunque?

C’è la mancanza di autorevolezza da parte delle istituzioni e di noi stessi ricercatori nell’evidenziare quanto c’è di buono nei vaccini. C’è poi un problema di base in realtà: Se abbiamo per esempio mal di testa accettiamo di prendere un farmaco che può dare, come effetto collaterale seppur remoto, una grave forma di anemia. Accettiamo il “rischio” perché subito beneficiamo della sua azione antidolorifica e siamo in futuro disposti a prenderlo di nuovo grazie alla sua testata efficacia. Con un vaccino tutto questo non avviene, il suo approccio è diverso, il paziente deve fidarsi della sua efficacia perché non vedrà mai l’effetto (prevenendo la malattia nda).

 L’Università Niccolò Cusano sta utilizzando lo sport, attraverso la squadra Unicusano Fondi Calcio, per informare le persone su temi legati alla salute e alla ricerca medica. Secondo lei è una buona idea per coinvolgere le persone abbattendo le resistenze?

Magnifica idea direi. Di per se lo sport e l’attività fisica rappresentano elementi di prevenzione e qualità della vita che dobbiamo in ogni momento ricordare e praticare adattando chiaramente lo sport alle nostre capacità. Lo sport oggi veicola un messaggio di vicinanza e condivisione dunque se c’è un messaggio positivo dagli sportivi allora penso che si possa fare breccia nei dubbiosi.