Il mestiere del fotografo è da sempre uno dei più importanti nel mondo dello spettacolo. Le celebrità vivono d’immagine e quell’immagine spesso è il fotografo che la costruisce. Esiste tutta una nuova generazione di professionisti 2.0 che sta sgomitando per trovare il meritato spazio. È il caso di Emanuele Carusi che ci racconta la strada che ha percorso per arrivare dietro ad un obiettivo.

Hai avuto per la fotografia un colpo di fulmine, o meglio di flash. Ce lo racconti?
Emanuele Carusi – L’origine di tutto è stata proprio quella di un flash. Ero piccolo, circa quindici anni, e il proprietario del negozio di fotografia vicino a casa mi chiese se potevo aiutarlo durante i suoi servizi fotografici per matrimoni. Essendo magrolino e bassino mi nascondevo bene dietro le coppie e così lui poteva dar luce al fondale senza aver luce sull’obiettivo.

Con quale macchina hai iniziato e quale usi al momento?
Emanuele Carusi -La prima in assoluto fu una Pentax con il vecchio rullino ma nel 2002 acquistai la prima compatta della Canon con 2 megapixel. Solo qualche anno fa mia moglie mi ha regalato una reflex di entry level (che comunque non costava poco) Canon EOS 1100D alla quale ho aggiunto un buon corredo iniziale.  Oggi ho una Canon EOS 7D, il top delle aps-c alla quale ho unito diversi obiettivi per le molteplici situazioni in cui mi capita di scattare.

Questo è un mondo che si intreccia con quello dello spettacolo. Ti interesserebbe fare ritratti di artisti?
Emanuele Carusi – Certamente, sebbene in primis amo raccontare con le foto i luoghi che ho visitato e far sì che chi le osservi possa immaginarsi di star lì ad osservare quegli spettacoli della natura. Trovo interessanti i ritratti, abitualmente li faccio sui bimbi degli amici.

Lo sai che anche a quei livelli si usa molto Photoshop?
Emanuele Carusi – Certo che lo so, credo anche troppo, non bisogna stravolgere i soggetti. Se Madre Natura ci fa venire le rughe e le zampe di gallina agli occhi, è giusto che ci siano anche nelle foto.

Chi è secondo te il più grande fotografo del passato?
Emanuele Carusi – Sono tanti i grandi fotografi ma uno che mi ha affascinato ed illuminato è stato Henri Cartier-Bresson in mostra in queste settimane al museo dell’Ara Pacis qui a Roma

Che opinione hai dei mille filtri con cui la gente modifica le foto?
Emanuele Carusi – I filtri fanno parte della post produzione che nasce sin dal 1920 circa. Li applichiamo anche noi sulla lente ma non certo quelli digitali che si utilizzano sugli smartphone! Sono dell’idea che con lo scatto fatto in camera si debba rendere all’80% e che con Photoshop, od altri programmi simili, si possa solo perfezionare la foto.

Saresti già pronto a fare una tua mostra?
Emanuele Carusi – Se osservate il mio profilo su 500px.com, troverete circa 60 scatti ai quali posso aggiungere altre foto che sono in lavorazione. Diciamo che complessivamente ne ho un centinaio. Possono bastare per una mostra?

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