Ora c’è la fila dei politici a Tor Sapienza: all’improvviso le periferie sembrano essere tornate importanti.

Perché quando si è in campagna elettorale, o quando c’è un’ondata da cavalcare, nelle periferie, come sta accadendo a Tor Sapienza ora, i politici danno vita alla solita, ipocrita, sfilata.

Tor Sapienza è l’esempio più lampante di quanto rischia di accadere nelle periferie delle grandi città italiane.

Una guerra tra poveri fatta di assalti, violenza ed esasperazione, che se i politici non interverranno seriamente con riqualificazioni strutturali di quartieri in cui da sempre si lotta per la sopravvivenza, si espanderà da Tor Sapienza alle altre periferie di Roma e d’Italia.

A Tor Sapienza, in questi giorni simbolo delle periferie capitoline, nelle ultime ore c’è stata una sfilata di politici che mai si erano visti prima nel quartiere.

Con l’obiettivo che, sarei ovviamente felice di essere smentito in futuro, pare sia sempre lo stesso: farsi vedere dai cittadini esasperati da una vita che nelle periferie è sempre più difficile (Tor Sapienza insegna) dimostrare voglia di dialogo e disponibilità ad intervenire, che poi però puntualmente, una volta guadagnato quel tanto agognato sostegno popolare,  svaniscono nel nulla quando i politici avrebbero la possibilità per fare qualcosa.

Quello che sta accadendo a Tor Sapienza, quello che è successo negli scorsi mesi a Corcolle e in altre periferie di Roma e non solo, dovrebbe ai politici, almeno a quelli  più responsabili, insegnare qualcosa: se non si vuole far diventare l’Italia una vera e propria polveriera, bisogna smetterla di parlare ed iniziare ad agire.

I politici lo sanno, devono smetterla di far finta di niente. Da Tor Sapienza alle varie periferie capitoline e non solo, il messaggio è chiaro: il ceto medio sta sparendo, il popolo è al collasso, strozzato da uno Stato assente quando c’è da dare e fin troppo solerte quando deve prendere.

Le passerelle per guadagnare voti non servono. Tirate fuori idee e riforme per migliorare davvero la vita dei cittadini. O abbiate almeno il buongusto di farvi da parte.