Bulimia, sesso, chat… gli elementi per un grande cortometraggio ci sono tutti e di certo ci si aspetta molto dall’esordio alla regia di Emanuele Pecoraro. “Solitudini pericolose” è un lavoro che, prima ancora di vedere la luce, ha fatto molto parlare di sé sul web. Dopo voci di corridoio, gossip e commenti vari, noi il microfono su questo tema lo passiamo direttamente alla mente che c’è dietro a questo progetto davvero interessante.

Emanuele, è il tuo esordio alla regia. Quanto hai cullato questo sogno?
Una vita intera. Ormai pensavo fosse un desiderio destinato a rimanere tale, e invece… eccomi qua a parlarne.

Come è avvenuto l’incontro con Campanella?
Con Pierfrancesco ci frequentiamo da anni, lo stimo tantissimo, per me è un maestro di vita prima ancora che un grande artista. Prima o poi era inevitabile che le nostre strade si sarebbero incontrate anche in campo lavorativo.

Lo spunto della trama del corto è stato preso dalla cronaca. Ce ne parli meglio?
I giornali sono pieni di fattacci che vedono delle donne adescate tramite Internet, così come di episodi sconcertanti frutto di giochi erotici finiti male: ormai per concepire un thriller c’è solo da pescare a piene mani, a caso, nella nera. Tenendo presente che il reale supera quasi sempre la fantasia.

Hai scelto personalmente Elisabetta Rocchetti o ti è stata “data” dalla produzione?
Quando mi è stato proposto il copione, ho pensato subito a lei per il ruolo della protagonista: il personaggio sembra scritto per le sue corde, anche se in realtà originariamente era stato pensato per una attrice bionda, della quale non faccio il nome. Pierfrancesco conosce bene Elisabetta, della quale è molto amico, e così mi ha accontentato.

I social, quindi, possono essere pericolosi?
Pericolosissimi. Ma, diciamocelo francamente, tutto al giorno d’oggi è potenzialmente rischioso. Il progresso porta con sé delle distorsioni, quando le situazioni non vengono gestite in modo misurato, evitando eccessi ed esasperazioni.

Non temevi che Lorenzo De Luca non sapesse staccarsi da una scrittura da cine-pattone da cui proveniva?
Assolutamente, anche perché De Luca è uno scrittore completo, capace di spaziare da un genere all’altro, dal western all’horror, alla commedia intellettuale.

Quale strada ti aspetti percorra il tuo lavoro?
Chi può dirlo, vivo giorno per giorno. Considero già una grande fortuna aver avuto questa possibilità e mi godo il momento. Poi vedremo, dipenderà da me, da quanto sarò in grado di farmi apprezzare.

Ti senti pronto per un lungometraggio?
Non ancora, ho bisogno di procedere a piccoli passi. Campanella mi esorta a rimanere con i piedi per terra, lui sa bene quanto sia duro il mondo del cinema, dove non c’è spazio per l’improvvisazione e i risultati si vedono solo dopo tanto studio e tanta applicazione.

Come è riuscito un giovane a farsi dare fiducia?
Regalando la discografia completa di Bussoletti  al produttore che è un incallito collezionista di dischi rari e introvabili, oltre che grande esperto di canzoni. Scherzi a parte, ci ho messo anni per convincerlo ad aiutarmi a realizzare il mio grande sogno. Ha ceduto solo quando ha capito che ero maturo per il grande passo, dopo avergli dimostrato che la mia passione non era una velleità inconcludente, ma un’esigenza del cuore e dell’anima.

Ti regalo un giorno in un film. In quale scegli di stare?
Non ho dubbi: “Otto e mezzo”, una pellicola magistrale dove un affermato regista, interpretato da Marcello Mastroianni, alter ego di Federico Fellini, si trova di fronte a un vuoto di ispirazione e si pone continue domande sul senso della propria esistenza. Un “horror vacui”, scandagliato con acume psicanalitico dal cineasta più grande di tutti i tempi!

Leggi qua la sinossi di SOLITUDINI PERICOLOSE 

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