L’ex inviato del TG1 e noto scrittore Pino Scaccia, ospite alla festa di quartiere di Primavalle, ha rilasciato durante la sua partecipazione un’intervista ai microfoni di Radio Cusano Campus.

Dott.Scaccia, una festa di quartiere capace di coinvolgere giovani e meno giovani, lei è proprio di Primavalle, cosa ne pensa di questa Terza edizione di “Primavalle…Mica l’ultima”?

Molto divertente stare qui. Ho seguito questi ragazzi ed è un segno di rinascita vedere certa gente che si riappropria del proprio quartiere.

In passato lei è divenuto famoso per i suoi scoop. È stato il primo reporter occidentale ad entrare a Chernobyl dopo il disastro nucleare ed ha scoperto l’Area 51 nel deserto del Nevada. Come ricorda questi eventi?

Non ho visto nessun extraterrestre (ride), ho visto l’Area 51 con grandi rischi. È una zona riservatissima, e a quei tempi lo era ancora di più. Non c’è solo la leggenda sulla visita degli ufo ma anche sulla presunta autopsia di un extraterrestre. È una base che nasconde segreti militari ed ho infatti trovato dei documenti incredibili. Per esempio, un rapporto di un Generale americano che testimonia di un conflitto a fuoco con gli alieni fuori dalla base. Io che ho frequentato molte guerre e molte zone difficili, quella dell’Area 51 è stata un’esperienza che mi ha molto divertito. Entrare nella centrale di Chernobyl è stato invece molto meno divertente. Certe esperienze ti segnano e ti cambiano, senza dubbio. Mi ha dato una coscienza ambientalista che prima non avevo. Nella carriera di cronista ho visto purtroppo cataste di cadaveri. In quell’occasioni vidi la morte del mondo, il bosco bianco e senza vita. Interi villaggi sotterrati, dei quali erano rimasti in piedi soltanto i cartelli di entrata e uscita. Ho constato l’influsso delle radiazioni sulle piante ed ho visto foto di animali con tre teste e altre deformazioni. Ci sono poi stati altri incidenti più gravi di Chernobyl dei quali però non si parla.

La settima fatica di Pino Scaccia è “Mafja, dalla Russia con ferocia”. Dice nel libro: La Mafia Russa non è quella più forte ma la più ricca. E’ proprio così? E quale il motore che l’ha spinta a scrivere un testo di questo tipo?

Ho dedicato questo libro ad Anna Politovska, che ha pagato sulla sua pelle la voglia di fare luce su alcune ombre della Russia. L’altra persona alla quale ho dedicato il libro è stato Giovanni Falcone, il primo a capire l’universalità della mafia. Non si può fare una classifica delle organizzazioni criminali. La mafia Russia è ricca perché, nata nell’immediato post comunismo, è riuscito a fare affari leciti trasformando traffici illeciti. Questa è la sua grande forza: aver sfruttato il denaro sporco. Sta comprando i tesori italiani e vorrei dirlo in maniera polemica. Ha scoperto che la grande ricchezza dell’Italia è il turismo. La Russia ha comprato prima l’Adriatico, poi la Versilia, la Costa Amalfitana, adesso il Salento e la Sicilia: ha capito prima di noi la vera ricchezza italiana.

La Russia e le risorse energetiche, anche l’Italia compra il gas Russo, cosa ne pensa al riguardo?

Nel libro parlo anche dei rapporti sporchi, pure con l’Italia. Rapporti non solo con la Russia ma con tutto “l’universo” energetico. Il problema è che la Russia ha questa grande ricchezza. Poi c’è la ricchezza personale degli oligarchi. Putin non teme nulla dal punto di vista politico, è molto saldo al comando. Lui teme soltanto chi è più ricco di lui: per questo, ogni tanto, alcuni oligarchi fanno una brutta fine, insieme ai giornalisti che parlano di certe questioni.

Nell’ultimo festival del giornalismo di Perugia qualcuno ha detto che è “il momento peggiore e il momento migliore per fare il giornalista” Lei cosa ne pensa? Quanto è cambiato, se è cambiato, questo lavoro negli anni?

È cambiato molto questo mestiere. Devo essere sincero. Questo è il momento peggiore per questo mestiere che rischia di finire, travolto dai social network e da un dilettantismo a volte esaltante ma che nasconde molte insidie. Non ci sono più regole, chiunque è libero di scrivere e si possono manipolare le notizie. A livello internazionale si manipolano le guerre, come in Libia o in Siria. Ci sono bufale ogni giorno che cercano di spostare l’opinione pubblica. Al Jazeera ha fatto della manipolazione una sua religione. È dell’emiro del Qatar e cerca di scatenare una rivoluzione per divenire capo del grande Islam. Sono importanti le fonti. Il mestiere dell’inviato è quello del testimone. Suggerisco una cosa ai giovani: fidatevi solo dei testimoni.

Andrea Lupoli-Matteo Torrioli