La Russia ha diffuso un video che mostrerebbe i resti di un drone ucraino “Chaklun‑V” abbattuto durante un presunto attacco alla residenza di Vladimir Putin nella regione di Novgorod, ma Kiev e varie intelligence occidentali contestano la versione russa e parlano di operazione propagandistica.
Nel filmato un militare definisce l’azione un “attacco terroristico” del “regime di Kiev”, mentre Mosca minaccia ritorsioni e annuncia un irrigidimento della propria posizione nei negoziati di pace.
Nel video, rilanciato dai canali ufficiali russi e dalle agenzie, si vede sulla neve un drone danneggiato che i militari identificano come un modello ucraino “Chaklun‑V”, con la coda distrutta dalla contraerea ma la testata esplosiva rimasta intatta.
Un soldato, ripreso in primo piano, spiega che il velivolo “portava 6 chili di esplosivo con diverse componenti per arrecare danno” e che sarebbe stato abbattuto “durante l’attacco terroristico da parte del regime di Kiev” contro la residenza presidenziale.
Le immagini, tuttavia, non riportano coordinate geografiche, data né altri elementi di verifica indipendente, dettaglio che alimenta i dubbi sulla reale dinamica dell’episodio.
Secondo il Cremlino, il video costituirebbe la prova che Kiev avrebbe tentato di colpire la dacia di Putin a Valdai, ma le autorità russe non hanno diffuso finora riprese radar o ulteriori riscontri tecnici.
Il ministero della Difesa russo sostiene che nella notte tra il 28 e il 29 dicembre 2025 l’Ucraina abbia lanciato 91 droni a lungo raggio contro la residenza presidenziale nella regione di Novgorod, tutti intercettati dalle difese aeree.
Secondo il generale Alexander Romanenkov, i velivoli sarebbero decollati dalle regioni ucraine di Sumy e Chernihiv, volando a bassissima quota e venendo individuati dai radar russi intorno alle 19.20 ora di Mosca.
Il ministro degli Esteri Sergej Lavrov ha definito l’episodio “un atto di terrorismo di Stato”, annunciando che Mosca ha già stabilito “tempi e obiettivi” di una risposta e che l’attacco influenzerà la posizione russa nei colloqui sulla guerra in Ucraina.
Il Cremlino, tramite il portavoce Dmitrij Peskov, sostiene inoltre che il presunto raid mirerebbe a sabotare le iniziative diplomatiche in corso, comprese quelle che coinvolgono il presidente statunitense Donald Trump e il leader ucraino Volodymyr Zelensky.
Il governo ucraino ha smentito seccamente qualsiasi attacco contro la residenza di Putin, definendo la storia “una fake news” costruita per condizionare l’opinione pubblica e alzare la tensione nei negoziati. Il ministro degli Esteri di Kiev ha accusato la Russia di usare “il solito repertorio di disinformazione”, mentre fonti governative parlano di “messa in scena” destinata a giustificare future escalation.
Anche diverse intelligence occidentali, tra cui quella francese, riferiscono l’assenza di prove che confermino l’attacco alla dacia di Putin, sottolineando incongruenze nei numeri e nei dettagli forniti da Mosca.
L’Institute for the Study of War (ISW) ha fatto notare che funzionari russi hanno citato di volta in volta cifre diverse sul numero di droni, elemento che indebolisce ulteriormente la credibilità del racconto del Cremlino.
L’episodio arriva in un momento delicatissimo per il conflitto, mentre si moltiplicano i segnali di una possibile finestra negoziale spinta anche dalla Casa Bianca e dal presidente Trump.
Mosca utilizza il presunto attacco per presentarsi come vittima di “terrorismo ucraino”, rafforzare la narrativa interna di un Paese assediato e preparare l’opinione pubblica a eventuali ritorsioni più dure.
Per Kiev, al contrario, accettare la versione russa significherebbe compromettere la propria immagine di attore che chiede sicurezza e garanzie internazionali, soprattutto mentre le capitali europee discutono nuovi pacchetti di aiuti e forniture militari.
Il video del drone, più che un semplice documento militare, si inserisce così in una guerra d’informazione in cui ogni fotogramma diventa strumento di pressione diplomatica e arma narrativa sul futuro della guerra e della pace in Ucraina.