Netflix ha acceso i riflettori su un pezzo di storia del pop britannico: i Take That tornano in grande stile con una docu-serie in tre parti, disponibile dal 27 gennaio 2026.
Non si tratta solo di una cronaca musicale, ma di uno sguardo intimo e frizzante ai successi, alle cadute e ai dietro le quinte del gruppo più iconico degli anni '90.
Con filmati inediti, materiale personale e nuove interviste ai membri superstiti, il documentario promette di far battere forte il cuore dei fan e di chi ama le storie di pop e leggenda musicale.
Dal quintetto originale di Manchester ai concerti sold-out fino ai tour più recenti, "Take That" su Netflix è un viaggio nel tempo, pieno di energia, nostalgia e curiosità: ecco cosa sapere.
I Take That stanno per tornare, ma non con un singolo, un tour o una reunion a sorpresa: questa volta lo fanno mettendosi completamente a nudo.
Netflix ha acceso i riflettori su una delle boy band più iconiche di sempre con una serie documentaria in tre parti, promettendo un racconto "profondamente personale", diretto e senza filtri.
Netflix ha descritto la docuserie "Take That" come una storia "raccontata con le loro stesse parole", ed è esattamente questo il punto di forza della serie. Niente voce narrante esterna, niente ricostruzioni patinate: a guidare il racconto sono Gary Barlow, Howard Donald e Mark Owen, affiancati da contributi d’archivio di Robbie Williams e Jason Orange.
La serie utilizza filmati mai visti, registrazioni personali, backstage dimenticati e interviste recenti per ricostruire l’ascesa fulminea del gruppo, dal Manchester di fine anni '80 ai palazzetti sold out. Il teaser trailer dà subito il tono, con Gary Barlow che dichiara:
Ma Netflix non si ferma agli "alti". Il documentario entra anche nei momenti più fragili, mostrando cosa succede quando il successo diventa una pressione costante, quando la fama arriva troppo presto e quando l’identità personale si perde dietro quella collettiva.
È qui che la serie smette di essere nostalgia e diventa racconto umano.
Uno dei nuclei centrali della docu-serie è la drammatica separazione del 1996, seguita all’uscita di Robbie Williams.
Un evento che, all’epoca, aveva scosso il Regno Unito come un terremoto pop. Il documentario mostra quel periodo attraverso immagini d’archivio e riflessioni mai condivise prima, senza edulcorare il dolore o le tensioni interne.
Robbie Williams, pur senza nuove interviste, è presente attraverso materiale registrato negli anni, inclusi momenti ironici e altri decisamente più crudi. In uno dei filmati più commentati del teaser, scherza:
La narrazione prosegue con il ritorno del gruppo nel 2005, uno dei comeback più riusciti della musica britannica, e con l’uscita definitiva di Jason Orange nel 2014.
La serie evita il gossip facile e punta invece a spiegare perché certe scelte sono state inevitabili, mostrando l’evoluzione personale dei membri e il peso del tempo che passa. Il risultato è un racconto che parla di pop, ma anche di salute mentale, amicizia, fallimenti e seconde possibilità.
"Take That" è composta da tre episodi, pensati come un arco narrativo compatto ma densissimo. Netflix ha scelto una struttura che alterna passato e presente, concerti e silenzi, e che rende la visione fluida anche per chi non è fan di lunga data.
La serie è prodotta da Fulwell 73 e diretta da David Soutar, già dietro documentari musicali acclamati come "Bros: After the Screaming Stops" e "Ed Sheeran: The Sum of It All". Una garanzia per chi cerca un racconto autentico e non celebrativo.
Il documentario arriva in un momento perfetto: il trio ha annunciato un tour nel Regno Unito e in Irlanda per l’estate 2026, anticipando l’uscita del loro decimo album in studio. La serie Netflix diventa così non solo uno sguardo al passato, ma anche una chiave per capire il presente dei Take That.
Per chi ama le docu-serie musicali, per chi è cresciuto con "Pray" e "Everything Changes", o semplicemente per chi vuole scoprire cosa si nasconde dietro il mito delle boy band, "Take That" è già segnato in agenda.