Le competizioni di danze latino americane vengono spesso raccontate come un ambiente fatto di eleganza, sacrificio e meritocrazia. Un mondo che, visto dall’esterno, appare pulito e regolato. Ma chi lo vive davvero sa che dietro i costumi scintillanti e i sorrisi di facciata si muove una realtà molto più dura e critica.
Un sistema in cui il talento, da solo, non basta più. Allenamento, dedizione e sacrificio economico enorme, non garantiscono più alcun risultato se non si hanno le giuste conoscenze e non si rientra nei giusti circuiti. La pista diventa così il palcoscenico finale di decisioni che spesso sembrano prese in un altro luogo, molto prima di entrare in pista.
Nel mondo delle danze latine la soggettività del giudizio si sa che viene spesso utilizzata come giustificazione. Eppure, quando le classifiche diventano prevedibili, quando certi nomi escono sempre e altri restano invisibili nonostante prestazioni tecnicamente valide, la soggettività lascia spazio al dubbio.
Scuole influenti , maestri conosciuti, atelier sponsor e relazioni interne alla federazione pesano, più della qualità del ballo. Il risultato? Un sistema che favorisce chi già è inserito e scoraggia chi prova ad emergere solo grazie al proprio lavoro.
Le vere vittime di questo meccanismo sono i giovani ballerini. Ragazzi e ragazze che investono, tempo, soldi e anni della loro vita, sostenuti dalle famiglie che affrontano spese enormi con la speranza di vedere il talento dei propri figli riconosciuto.
Quando però i risultati non arrivano, nonostante l’impegno la delusione diventa profonda fino a toccare anche la sfera psicologica. In quel momento non si perde solo una gara, ma la fiducia in un sistema che dovrebbe educare al valore dello sport. Molti finiscono per abbandonare la danza non per mancanza di passione,ma per stanchezza emotiva,per frustrazione, per la sensazione costante di combattere una battaglia già persa,
Uno degli aspetti più gravi è il silenzio che si cela dietro queste competizioni. Pochi parlano apertamente, perché esporsi significherebbe andare incontro a ulteriori penalizzazioni. Proteggendo alla fine, chi detiene il potere e rende il sistema sporco e immobile. Finché nessuno denuncia, tutto continua a funzionare nello stesso modo, abbassando il vero valore della danza e dello sport agonistico, a discapito dei più giovani e dei più meritevoli.
Denunciare le distorsioni delle competizioni di danze latino americane non significa screditare questa disciplina, ma difenderla. Difendere chi crede ancora che il talento debba contare più delle conoscenze e che una gara debba essere un confronto leale. Restituire credibilità a questo mondo significa mettere al centro il merito, la trasparenza e il rispetto per i ballerini. Perché quando la politica prende il posto dell’arte e dello sport, a perdere non sono solo gli atleti, ma l’intera danza.
A cura di Maria Scozzafava