I colloqui per porre fine alla guerra in Ucraina sembrano finalmente entrare nella fase finale. Il vertice Trump–Zelensky di ieri - preceduto da una telefonata tra il presidente Usa e il presidente della Russia, Vladimir Putin - pur non avendo ancora risolto alcuni nodi fondamentali, ha spianato la strada verso l’ultima fase delle trattative, come confermato anche dal portavoce del Cremlino Dmitri Peskov.
La fase che si apre, tuttavia, è quella più delicata: restano infatti irrisolte questioni cruciali per entrambe le parti, come il ritiro dal Donbass e la gestione della centrale nucleare di Zaporizhzhia.
Agli sforzi diplomatici partecipano in questi giorni anche i leader europei, coinvolti ieri in una chiamata con Trump e Zelensky. Tra loro, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Ma qual è la linea che sostiene l’Italia sull’Ucraina?
Al termine della telefonata con il presidente Trump e il presidente Zelensky, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha comunicato, in una nota, di aver ribadito “l’importanza della coesione tra partner in un momento in cui il processo negoziale segna passi in avanti”, oltre a “l’esigenza di mantenere la massima convergenza sui temi che toccano gli interessi vitali dell’Ucraina e dei suoi partner europei”.
Una posizione, quella della premier, coerente con quanto affermato anche il giorno precedente all’incontro di Mar-a-Lago e, soprattutto, con la linea mantenuta nel corso degli ultimi mesi, anche nei momenti in cui il rapporto tra Trump e Zelensky è sembrato fortemente incrinarsi a seguito degli attacchi del presidente statunitense.
Meloni ha mantenuto infatti una linea non di equidistanza, ma piuttosto di equilibrio: ha cercato di minimizzare gli attacchi del tycoon, di stemperare le fughe in avanti del gruppo europeo dei “volenterosi”, guidato da Macron, ribadendo costantemente la necessità di mantenere unite le due sponde dell’Atlantico.
La posizione di sostegno dell’Italia nei confronti dell’Ucraina, d’altronde, non è mai vacillata. Dall’aggressione russa del 24 febbraio 2022, i governi italiani che si sono succeduti – Draghi e Meloni – hanno condannato l’azione di Mosca come una violazione del diritto internazionale, ribadendo il sostegno all’indipendenza, all’integrità territoriale e alla sovranità dell’Ucraina entro i confini riconosciuti internazionalmente.
Da allora, l’Italia ha costantemente fornito aiuti economici e finanziari a Kiev, offrendo al contempo assistenza umanitaria e accoglienza ai rifugiati.
Proprio sul fronte degli aiuti, nelle ultime settimane l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni è stato attraversato da alcune fibrillazioni, con l’opposizione della Lega di Matteo Salvini alla prosecuzione delle forniture militari. Alla fine, la mediazione diretta tra Meloni e Salvini ha ricomposto le tensioni e, entro il 31 dicembre, il decreto sul pacchetto di aiuti all’Ucraina per il 2026 sarà approvato.
Per quanto riguarda l’eventuale supporto militare, l’Italia ha sempre escluso l’invio di truppe italiane sul campo ucraino, pur sostenendo l’esigenza di garantire a Kiev solide garanzie di sicurezza. “L’Italia non invierà soldati in Ucraina”, ha scandito a chiare lettere la premier in Parlamento solo una settimana fa, nel corso delle comunicazioni in vista del Consiglio europeo.
Negli scorsi mesi, Meloni ha avanzato l’ipotesi di una clausola di sicurezza, sul modello dell’articolo 5 della Nato, per l’Ucraina. Una proposta che oggi è effettivamente sul tavolo delle trattative, insieme a quella avanzata dal presidente Zelensky per garantire al suo Paese, anche in tempo di pace, un esercito di 800 mila soldati finanziato dai partner occidentali.
Commentando, due settimane fa, l’eventualità che militari italiani possano partecipare a una missione sul suolo ucraino, il ministro della Difesa Guido Crosetto ha aperto a questa possibilità, seppur esclusivamente nel contesto di una missione internazionale di peacekeeping su mandato delle Nazioni Unite: “Su quel confine per me può esserci solo l’Onu o una missione internazionale di peacekeeping che unisca quasi tutto il mondo, come in Libano. E l’Italia ha sempre partecipato alle missioni Onu”.