Per l'associazione nazionale magistrati della Corte dei Conti il Senato ha scritto una 'pagina buia' per tutti i cittadini.
Per il centrodestra è stata approvata una riforma epocale, 'una tappa storica' per la sburocratizzazione della Pubblica amministrazione.
Per il centrosinistra si è trattato di una 'vendetta' del governo per la bocciatura del progetto del Ponte sullo Stretto di Messina.
L'approvazione definitiva al Senato della riforma della Corte dei Conti – proposta da Fratelli d'Italia, primo firmatario il ministro Foti – ha diviso in due il parlamento e l'opinione pubblica segnando un altro strappo nei rapporti tra governo e magistratura, tra potere esecutivo e potere giudiziario.
Il 2025 si è concluso come era iniziato, ovvero, all'insegna dello scontro sulla giustizia, antipasto di quelli che saranno i prossimi mesi, con la battaglia referendaria sulla separazione delle carriere che è già entrata nel vivo.
Ma in cosa consiste la riforma della Corte dei Conti e perchè sta incendiando il dibattito politico?
Nel pomeriggio di ieri, sabato 27 dicembre 2025, l'aula di Palazzo Madama ha approvato in via definitiva la riforma della Corte dei Conti che interviene sulla determinazione del reato di danno erariale da parte di amministratori e dipendenti pubblici.
Per danno erariale si intende il danno economico causto allo Stato o ad un altro ente pubblico – per dolo o omissione – da un soggetto che agisce per la pubblica amministrazione.
La riforma non interviene sulle competenze della Corte dei Conti, bensì rimodula i tempi d'azione e l'entità delle sanzioni da comminare.
La nuova norma riduce i controlli preventivi e limita le responsabilità dei funzionari pubblici per danni erariali, puntando a combattere la "firmite" o paura di firmare atti amministrativi. Le novità principali distinguono errori involontari da dolo, introducendo garanzie per velocizzare la spesa pubblica, inclusa quella del PNRR.
Prima della riforma, i funzionari pubblici rispondevano per responsabilità erariale sia in caso di dolo che di colpa grave con risarcimento potenzialmente integrale e illimitato. Ora, con la nuova legge, la responsabilità scatta solo per dolo nelle condotte attive, ovvero, se si riesce a provare l'intenzione di commettere il reato.
In questo caso il risarcimento allo Stato da parte dell'amministratore pubblico sarà del 100%. In caso di colpa grave o omissioni il risarcimento del danno sarà calcolato nella misura del 30% del pregiudizio subito e massimo due annualità di stipendio.
Viene inoltre reso permanente lo scudo erariale, il cosiddetto “scudo Covid”. Se un funzionario richiede un parere alla Corte su un atto importante, la Corte deve rispondere entro 30 giorni (o 90 giorni per spese legate al PNRR).
In caso di silenzio (nessuna risposta), scatta automaticamente il "silenzio-assenso": l'atto è considerato approvato e il funzionario è esonerato da responsabilità erariale, anche se poi causa danno. Questo riduce contenziosi e accelera spese, ma limita i poteri della Corte rispetto al controllo ampio pre-riforma.
Prima della riforma, non esisteva questo scudo permanente né il silenzio-assenso: i pareri della Corte non esoneravano automaticamente dalla responsabilità, e i controlli erano più ampi e diffusi, senza termini fissi.
Ora lo scudo, nato temporaneamente col Covid per sbloccare le spese emergenziali, diventa definitivo, riducendo i contenziosi (cause in meno del 50% previste) e accelerando la spesa pubblica, ma con critiche per i minori poteri di controllo della Corte.