Missione compiuta per il centrodestra: il Senato ha approvato oggi, antivigilia di Natale, la legge di Bilancio 2026 con 110 voti favorevoli, 66 contrari e 2 astenuti.
Il regalo sotto l'alberto è arrivato dopo il via libera alla fiducia sul maxiemendamento (113 sì, 70 no, 2 astenuti) e alla Nota di variazioni.
Ma cosa si trova se si scarta il pacco? La Manovra, del valore complessivo di circa 22 miliardi di euro, passa ora alla Camera per l'approvazione definitiva entro il 31 dicembre, in modo tale da evitare l'esercizio provvisorio.
Il testo include interventi su transizione 5.0, Zone Economiche Sspeciali e adeguamento prezzi, confermando una traiettoria di stabilità economica.
La maggioranza di governo ha garantito il passaggio della legge con i voti compatti di Fratelli d'Italia, Forza Italia e Lega.
Il senatore Nicola Calandrini, presidente della Commissione Bilancio in quota Fratelli d'Italia, ha annunciato il sì del suo gruppo, sottolineando la “stabilità, la credibilità e la fiducia” ripristinata dal governo Meloni.
Maurizio Gasparri, capogruppo di Forza Italia al Senato, ha difeso la manovra in Aula, lodando il lavoro del ministro Giorgetti per l'uscita dalla procedura d'infrazione europea e il risparmio sugli interessi del debito pubblico.
Le opposizioni (Pd, M5S, Avs) hanno protestato con cartelli “Voltafaccia Meloni” e votato contro, criticando tagli e mancate coperture.
Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti ha definito la legge "buona" e capace di confermare "una traiettoria positiva per il Paese e gli italiani".
Secondo il titolare di via XX Settembre, la legge interviene su questioni finora considerate "impossibili" come la tassazione al 5% sull'aumento contrattuale per la redditività bassa.
Il ministro ha precisato, inoltre, che il valore è salito a 22 miliardi grazie a integrazioni su Transizione 5.0 e Zes. E, dopo i contrasti dei giorni scorsi, ha chiuso con un "tutto bene quel che finisce bene".
Fratelli d'Italia, intanto, ha celebrato la "cifra politica del Governo Meloni", mentre Forza Italia ha esaltato un risultato considerato storico come i rinnovi contrattuali.
E le opposizioni? Da Matteo Renzi a Francesco Boccia, l'hanno tutti tacciata di "mediocrità" soprattutto su pensioni e salari dei lavoratori.