16 Dec, 2025 - 18:23

Caso Gianmarco Pozzi, tra anomalie investigative e silenzi, l’ombra dell’archiviazione

Caso Gianmarco Pozzi, tra anomalie investigative e silenzi, l’ombra dell’archiviazione

A poco più di quattro anni dalla morte di Gianmarco Pozzi, il caso resta sospeso tra anomalie investigative, silenzi e una richiesta di archiviazione. Una vicenda che non riguarda solo una famiglia in cerca di verità, ma interroga il sistema giudiziario e la tenuta dello Stato di diritto. Quando le domande restano senza risposte, a essere messa in discussione è la fiducia dei cittadini nelle istituzioni.

Gianmarco Pozzi, la storia

Quella di Gianmarco Pozzi è una delle pagine più controverse e opache dell’investigazione italiana recente. Un caso complesso, difficile da riassumere senza il rischio di semplificazioni, ma che proprio per questo merita di essere raccontato tornando all’origine, alla mattina del 9 agosto 2020.

È proprio in quella data che il corpo di Gianmarco Pozzi, 28 anni, viene ritrovato alle ore 11.15 in un’intercapedine sull’isola di Ponza. Inizialmente si parla di un incidente, ma fin dalle prime ore emergono anomalie che, nel tempo, diventeranno interrogativi pesanti. Troppe bizzarrie: il luogo del ritrovamento viene ripulito rapidamente insieme alla casa dove risiedeva Gianmarco con altri due amici, nessuna transenna né messa in sicurezza del luogo dell’incidente, viene disposta - ma non effettuata - un’autopsia (solo una veloce ispezione cadaverica), pochi giorni dopo il corpo viene persino cremato, un sacchetto della spazzatura trovato negli slip dei Gianmarco, un telefono disabilitato da un perito. Elementi che, secondo la famiglia, hanno compromesso in modo irreversibile la possibilità di accertare la verità.

Negli anni successivi, il caso si arricchisce di incongruenze, testimonianze tardive, reperti che compaiono e scompaiono, e di un clima di silenzio difficile da ignorare. Un silenzio che avvolge l’isola di Ponza che diventa per molto tempo cieca, sorda e muta.

A che punto siamo?

È passato poco più di un anno dalla richiesta di archiviazione (novembre 2024) avanzata dal sostituto procuratore di Cassino, Flavio Ricci, alla quale la famiglia Pozzi ha formalmente presentato opposizione. Da allora, il procedimento si è arenato in una situazione che molti definiscono paradossale: il giudice per le indagini preliminari non è stato ancora nominato, bloccando di fatto ogni valutazione sulla richiesta di archiviazione.

Nel frattempo, il 27 marzo 2025, la deputata Stefania Ascari ha presentato un’interrogazione parlamentare sul caso. A giugno è arrivata la risposta del ministro della Giustizia Carlo Nordio. Una risposta positiva nel contenuto, ma inevitabilmente limitata nei fatti: il ministro ha ben chiarito di dover attendere le determinazioni del Gip, un Gip che, paradosso dei paradossi, a oggi ancora non è stato nominato.

Un cortocircuito istituzionale, potremmo permetterci di dire. Un impasse che alimenta la sensazione di immobilismo e lascia la famiglia Pozzi in una lunga e dolorosa attesa.

Gianmarco Pozzi, uno di noi

Il caso di Gianmarco Pozzi, per errori macroscopici, fretta investigativa e criticità procedurali, viene ormai paragonato da molti a quello di Garlasco. Non per le dinamiche, ma per il peso dei brogli e delle omissioni e per la difficoltà di ottenere chiarezza.

Archiviare questa vicenda non sarebbe soltanto una ferita per la famiglia Pozzi. un messaggio implicito per tutti i cittadini che rischierebbe di essere devastante. Vorrebbe dire che davanti a contesti complessi, a territori difficili, a possibili intrecci tra potere, istituzioni e criminalità, la ricerca della verità potrebbe essere sacrificata.

Ed è per questo che oggi diventa necessario non lasciare da sola la famiglia Pozzi. Perché questo non è solo il caso di un ragazzo morto in circostanze mai chiarite. È una questione che riguarda la fiducia di tutti i cittadini nella giustizia e nelle Istituzioni. E a questo, semplicemente, non ci si può rassegnare.

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