20 Dec, 2025 - 11:30

"Gioia Mia": la commovente opera prima di Margherita Spampinato

"Gioia Mia": la commovente opera prima di Margherita Spampinato

Gioia mia. Che immenso amore traspare da queste due parole legate insieme. Solo ad ascoltarlo, per chi è del Sud, il suono di questa frase fa percepire all’istante la presenza degli affetti più cari, soprattutto quella dei nonni. Certo, quando due giovedì fa sono entrata in sala per vedere Gioia Mia, il lungometraggio d’esordio scritto e diretto da Margherita Spampinato, non avrei mai potuto immaginare che di lì ad appena cinque giorni mio nonno sarebbe morto. E a ripensarci adesso mi tremano ancora le mani. Forse è per questo che ho continuato a rimandare prima di mettermi a scrivere un articolo sull’opera prima della regista siciliana. Confesso che solo il pensiero mi terrorizzava. Sì, perché nella sceneggiatura di Margherita è come se ci fossero tanti piccoli frammenti della mia infanzia.

Nico (Marco Fiore) è un ragazzino che sta per affacciarsi all’adolescenza con una sensibilità troppo grande per consentirgli di essere felice. È cresciuto nel Nord Italia, ma il padre è nato in Sicilia. Ebbene, nella soleggiata estate di Nico è come se si fosse abbattuto d’improvviso un brutto temporale, oscurando le sue giornate dietro una nube nera nera come il catrame. L’adorata baby sitter Violetta (Camille Dugay Comencini) si è appena licenziata a causa del suo imminente matrimonio e del prossimo trasferimento a Parigi. Questo abbandono inaspettato ha provocato in Nico un dolore grave e opprimente, simile a quello d’una pugnalata dritta in petto. Una sofferenza così corposa non ce la si aspetterebbe da chi è poco più che un bambino, eppure per lui Violetta in qualche modo ha rappresentato il primo amore. Sebbene platonico, Nico si è ritrovato a misurarsi con delle emozioni inadatte a uno della sua età. Senza alcuna malizia sessuale, si è però nutrito dei suoi stessi sentimenti immergendosi, come un uomo adulto, nell’essenza di una giovane donna, innamorandosi finanche del suo profumo. La separazione brusca, come lo strappo d’un cerotto appiccicato a una peluria troppo folta, lo ha lasciato distrutto e affranto. Costretto ad andare da solo in vacanza dalla zia Gela (Aurora Quattrocchi) a Trapani, Nico imparerà a superare questo lutto sentimentale, stringendo un legame profondo con quella che finora è stata poco più che un’anziana sconosciuta. Ma Gela, dal canto suo, nasconde da anni un segreto che le strazia ancora l’anima.

Girato in prevalenza all’interno di un vecchio appartamento e negli spazi di un condominio storico del comune trapanese, Gioia Mia è una commedia che dietro la leggerezza nasconde tormento e disperazione. Affronta, ad esempio, i pregiudizi sull’omosessualità femminile quasi sotto voce, come fossero uno dei fantasmi che parrebbero infestare il palazzo dove vive Gela. In uno scontro iniziale fra generazioni derivanti da culture troppo diverse, quello che in un primo momento sembra essere uno strazio per entrambi, con naturalezza, diventerà in poco tempo un incontro di cuori e di coscienze.

La sceneggiatura è parzialmente ispirata da esperienze vissute davvero dalla regista durante la giovinezza, cresciuta nella modernità capitolina, ma abituata a passare le sue vacanze estive dalle zie anziane in Sicilia. Dettaglio che ho percepito forte e chiaro nello stile registico adottato dalla Spampinato, positivamente influenzata dal suo stesso petto palpitante e ballerino per i battiti in subbuglio. La pellicola è stata presentata in anteprima, l’11 agosto 2025, al 78° Locarno Film Festival, nella sezione Cineasti del Presente, dove ha ricevuto il Premio Speciale della Giuria Ciné+ e il Premio Pardo per la migliore interpretazione femminile all’attrice Aurora Quattrocchi, che ha interpretato il ruolo di Gela. È stato poi distribuito nelle sale italiane a partire dall’11 dicembre 2025, dov’è tuttora in programmazione.

Quest'opera rappresenta uno sguardo intimo sulla quotidianità di un bambino nella fase della preadolescenza, che si confronta con sentimenti precoci di romanticismo, lutto e abbandono. Ma è anche un delicato viaggio nella vecchiaia. A tratti divertente, a tratti triste, sicuramente dolcissimo. Un film adatto a tutte le età. Forse sono ancora troppo ferita nei confronti della morte per poter dare un voto oggettivo, ma di sicuro Gioia Mia l’ho trovato un film bellissimo.

 

LEGGI ANCHE