19 Dec, 2025 - 20:20

Proteste in Bangladesh: migliaia in strada dopo la morte di un giovane attivista a pochi mesi dalle elezioni

Proteste in Bangladesh: migliaia in strada dopo la morte di un giovane attivista a pochi mesi dalle elezioni

La morte di Sharif Osman Hadi, giovane leader della rivoluzione pro-democrazia del 2024, ha trasformato le strade della capitale del Bangladesh, Dhaka, in un campo di battaglia.

Colpito da aggressori mascherati il 12 dicembre 2025 mentre lasciava una moschea, Hadi è morto in un ospedale di Singapore. La sua morte ha scatenato proteste.

Migliaia di giovani, eredi della rivolta che ha costretto a fuggire l'ex premier Sheikh Hasina, hanno marciato per chiedere giustizia, mentre il governo ad interim di Muhammad Yunus promette indagini.

Bangladesh, il ruolo di Hadi nella rivoluzione

Sharif Osman Hadi non era una figura qualunque: guidava il movimento studentesco Inqilab Mancha ed era stato tra i protagonisti della protesta che nel 2024 ha travolto il regime di Hasina, costringendola all'esilio in India.

Candidato alle elezioni di febbraio 2026, Hadi criticava apertamente l'India, dove l'ex primo ministro si trova ancora oggi in esilio.

L'attacco è avvenuto mentre Hadi usciva dalla moschea: è stato colpito da colpi di arma da fuoco sparati da uomini mascherati. Trasferito d'urgenza via elicottero a Singapore, ha lottato per giorni contro ferite letali ed è deceduto il 18 dicembre.

Le autorità di Singapore hanno confermato il decesso, offrendo supporto per il rimpatrio della salma, mentre a Dhaka Yunus ha decretato preghiere collettive e un lutto nazionale.

"La sua scomparsa è una perdita irreparabile per la nazione", ha dichiarato Yunus.

virgolette
La marcia del Paese verso la democrazia non può essere fermata dalla paura, dal terrore o dallo spargimento di sangue.

Proteste infuocate a Dhaka

La notizia ha scatenato rabbia nella capitale bengalese. All'alba del 19 dicembre, folle hanno invaso le strade di Dhaka, dando fuoco a edifici simbolo. Almeno tre roghi dolosi sono stati confermati. Tra i casi di incendio doloso riportati, le sedi dei due giganti dell'informazione bengalese, Daily Star e Prothom Alo, accusati di simpatie filo-indiane.

Il caos si è esteso anche alla residenza del vice-ambasciatore indiano, circondata da centinaia di persone che cercavano di organizzare un sit-in.

Reazioni internazionali e caccia all’uomo

L'Alto Commissario ONU per i diritti umani, Volker Türk, ha esortato ad un'inchiesta "rapida, imparziale e trasparente" per processare i colpevoli.

La polizia ha lanciato una massiccia caccia all'uomo. Le foto dei due sospetti principali sono state diffuse, con una taglia di 5 milioni di taka (circa 34.900 euro) per chi fornirà informazioni utili.

Un crocevia per la democrazia bengalese

Intanto, il Bangladesh, un paese di 170 milioni di persone a maggioranza musulmana, si prepara alle urne di febbraio, con 300 seggi diretti e 50 riservati alle donne. Favorito per la vittoria è il partito nazionalista dell'ex premier Khaleda Zia, malata in terapia intensiva, il cui figlio Tarique Rahman rientrerà dall'esilio britannico dopo 17 anni, il 25 dicembre.

LEGGI ANCHE