19 Dec, 2025 - 12:12

Vittorio Feltri esulta per Salvini: "Difendere i confini non è reato" (ma vale anche per l'Ucraina?)

Vittorio Feltri esulta per Salvini: "Difendere i confini non è reato" (ma vale anche per l'Ucraina?)

E insomma: i leghisti hanno stappato qualche bottiglia di spumante in anticipo sul Natale quest'anno.

Il loro leader, Matteo Salvini, infatti, è stato definitivamente assolto dall'accusa di sequestro di persona per il caso Open Arms.

La magistratura ha sancito che difendere i confini non è un reato.

Quindi, anche Vittorio Feltri, che è consigliere regionale in Lombardia in quota Carroccio, è tutto contento.

Oggi, nella sua rubrica sul Giornale, fa tutto un bel discorso su quanto di importante e di bello abbiano deciso i giudici della Cassazione.

Peccato, però, che non si spinga a fare un'ulteriore riflessione, semplice semplice: se per uno Stato sovrano non è un reato proteggere i propri confini, questo vale anche per lo Stato sovrano chiamato Ucraina, vero? 

La domanda è lecita visto che la Lega di Salvini è, con il Movimento Cinque Stelle di Giuseppe Conte, uno dei partiti occidentali più filo-putiniani che esistano.

Feltri e il sacro dovere della difesa dei confini (che evidentemente non vale per l'Ucraina)

E quindi: c'è questo piccolo, grande cortocircuito nel ragionamento di Vittorio Feltri.

Ma tant'è: è Natale. E bisogna essere felici e contenti. Quindi, meglio non allargare il discorso all'Ucraina. Meglio, per il direttore, concentrarsi sull'Italia:

virgolette
La sentenza definitiva di assoluzione di Matteo Salvini nel caso Open Arms è, prima di tutto, una buona notizia per il diritto e per lo Stato. E già questo basterebbe. Perché in un Paese normale non dovrebbe mai accadere che un ministro dell'Interno venga processato per aver esercitato le sue funzioni, cioè per aver difeso i confini nazionali. In Italia, invece, è successo

A questo punto, Feltri davvero potrebbe consolarsi con l'Ucraina, un "Paese normale" che anche l'Italia aiuta affinché difenda efficacemente i confini dall'invasore russo. Ma lascia perdere. Chissà perché. O forse perché si sa il motivo: la Lega tiene tanto ai confini italiani, ma non fa valere gli stessi principi per l'Ucraina.

La sentenza che fa storia

In ogni caso, secondo il direttore, la sentenza della Cassazione su Salvini fa comunque storia "perché mette finalmente un punto fermo su un principio elementare, che però negli ultimi decenni era stato stravolto da una ideologica tossica: uno Stato sovrano ha il diritto, anzi il dovere, di controllare chi entra nel proprio territorio"

Amen! Anche a Kiev la pensano esattamente così. Ma Feltri fa finta di dimenticarsene:

virgolette
Che tutto questo sia dovuto passare da un processo penale con accuse grottesche come il sequestro di persona rivolte a un ministro, è un'anomalia che dovrebbe farci riflettere...

E giù con il piagnisteo del "calvario giudiziario" subito dal Capitano, il quale sostiene che è un sacro dovere difendere i confini italiani, salvo farsi venire i mal di pancia quando deve aiutare l'Ucraina a difendere i suoi.

La guerra ai clandestini

Vittorio Feltri, nella sua riflessione all'indomani dell'assoluzione di Salvini per aver difeso i confini italiani, si sofferma solo sul nostro Paese che, per fortuna, non deve difendersi dall'invasione (almeno fisica) dei russi, ma da quella dei poveri cristi che arrivano da Africa, Medioriente e Asia. 

virgolette
Smetteremo di accogliere clandestini? La risposta, purtroppo, è più complessa di un sì o di un no. Dal punto di vista giuridico, il chiarimento è definitivo: lo Stato italiano può chiudere i porti, può negare l'attracco, può decidere chi entra e chi no. Nessuno, d'ora in poi, potrà sostenere seriamente il contrario senza scontrarsi con una sentenza che fa giurisprudenza. Ma le consuetudini non si cambiano con una sentenza. Per anni, per decenni, è passata l'idea che l'Italia fosse un Paese obbligato ad accogliere chiunque arrivasse, senza documenti, senza requisiti, senza controllo. Una sorta di terra di nessuno, dove la sovranità era diventata una parolaccia e i confini un optional. Questa mentalità non scompare dall'oggi al domani. Tuttavia, questa sentenza rafforza enormemente il cambiamento

Cambiamento che per Kiev non è mai stato necessario: la Lega, per coerenza logica, dovrebbe ricordarsene. 

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