Dopo undici mesi di udienze intense, la Corte d'Assise di Treviso ha emesso una sentenza storica nel processo per l'omicidio di Margherita Ceschin, pensionata di 72 anni uccisa nella sua abitazione a Conegliano.
Sono stati inflitti due ergastoli con isolamento diurno per sei mesi agli esecutori materiali, mentre due imputati hanno ottenuto l'assoluzione dall'accusa di omicidio volontario. Uno dei due sarà però processato con un diverso capo d'imputazione.
Giovedì 18 dicembre 2025, i giudici hanno condannato alla pena dell'ergastolo Sergio Antonio Luciano Lorenzo, 40 anni, e Mateo Luis Garcia, noto come “Molongo”, 31 anni, entrambi dominicani e considerati gli esecutori materiali del delitto.
Oltre al carcere a vita, la Corte ha disposto l'interdizione perpetua dai pubblici uffici e un provvisionale di 150.000 euro alle parti civili, tra cui il fratello Paolo, la figlia Elisabetta, il marito e il nipote della vittima; il risarcimento finale sarà deciso in sede civile.
Sono state escluse le aggravanti di crudeltà, sevizie e concorso anomalo in più persone.
La sentenza ha assolto Kendy Maria Rodriguez, 23 anni, fidanzata di Joel Lorenzo, il fratello di Sergio. Quest'ultimo, presente la sera dell'omicidio e accusatore della banda, sarà giudicato in un procedimento separato a gennaio.
Per Juan Beltre Guzman, 45 anni, i giudici hanno disposto la trasmissione degli atti per la riqualificazione dell’imputazione: l’uomo dovrà rispondere di favoreggiamento e gli è stato revocato l'obbligo di dimora.
Nella notte tra il 23 e il 24 giugno 2023, Margherita Ceschin venne trovata senza vita nella sua casa di via XXVIII Aprile a Conegliano, in provincia di Treviso.
Secondo quanto ricostruito nel processo, la donna fu prima stordita con un oggetto contundente e poi soffocata. Un atroce delitto che sarebbe stato commissionato dall'ex marito della vittima, Enzo Lorenzon, morto lo scorso 4 agosto a 81 anni, per cause naturali, mentre era ai domiciliari in casa di riposo.
Il movente sarebbe stato di carattere economico. La separazione era stata turbolenta e l'uomo sarebbe stato esasperato dai soldi che doveva versare all'ex moglie, un assegno mensile di 10mila euro.
Lorenzon ammise di aver chiesto aiuto a Sergio Antonio ma, stando a quanto dichiarato, solo perché aveva bisogno di convincere l'ex moglie "ad accettare un accordo. Non parlai mai di ucciderla, solo di spaventarla".
L'uomo scrisse anche una lettera indirizzata alla Corte per scusarsi con le figlie, i nipoti e tutte le persone che volevano bene a Margherita, meno di un mese prima della sua morte.
La linea difensiva degli imputati aveva seguito la stessa versione delle parole di Lorenzon: non un omicidio pianificato, ma un tentativo di intimidazione degenerato.
Secondo l'accusa, però, si era trattato di un omicidio volontario, con l'aggravante della premeditazione.