18 Dec, 2025 - 17:09

Mdallel Rayan trovato morto, la madre: "Non credo alla pista del suicidio"

Esclusiva di
Tag24
Mdallel Rayan trovato morto, la madre: "Non credo alla pista del suicidio"

Proseguono le indagini relative a Mdallel Rayan, l’adolescente scomparso da Mondragone il 30 gennaio 2025 in circostanze allarmanti.

A distanza di mesi dal suo allontanamento, le spoglie mortali del giovane sono state rinvenute dopo la segnalazione di un passante che aveva notato un corpo nelle acque del fiume.

Sul posto sono intervenuti i Vigili del Fuoco, il personale del 118 e la Polizia Scientifica, che hanno poi proceduto agli accertamenti e al recupero della salma.

Un dolore duplice quello vissuto dalla madre del quindicenne: da una parte la perdita dell’amato figlio, dall’altra il non aver ancora ricevuto risposte concrete e definitive sulle cause del decesso del giovane.

La donna esclude tassativamente l’ipotesi di suicidio e chiede alle istituzioni e alle autorità competenti di proseguire le indagini per fare piena luce sulla verità.

Tag24 ha intervistato in esclusiva la mamma, recentemente aggiornata sugli esiti della perizia medico-legale relativa a questa drammatica vicenda.

Mdallel Rayan trovato morto: la perizia del medico legale

«Dalla perizia medico-legale è emerso che mio figlio è morto per annegamento. È scritto nero su bianco che i polmoni presentavano acqua, detriti vegetali e segni compatibili con un’agonia in acqua: questo significa che era vivo quando è annegato», spiega la donna. 

«Gli esami tossicologici hanno escluso la presenza di droghe, alcol o farmaci. Non c’era nulla nel suo corpo che potesse alterare il suo stato o spiegare diversamente la morte».

«Non sono stati trovati segni di violenza, né fratture, né lesioni riconducibili a un’aggressione. I medici hanno chiarito che non ci sono elementi che indichino un’azione violenta da parte di terzi», sottolinea.

Il ragazzo era ancora in vita quando è annegato

«La relazione spiega anche che il corpo è rimasto in acqua per un periodo prolungato e che l’annegamento è avvenuto quando era ancora in vita, non dopo».

«Quello che fa più male è che la perizia non può dire perché sia finito in acqua. Non può stabilire se sia stato un incidente, un gesto volontario o la conseguenza di qualcosa accaduto prima. Può solo dire come è morto, non cosa lo abbia portato lì».

«Quello che so, come madre, è che non emergono responsabilità chiare, ma nemmeno risposte definitive. E vivere senza sapere il perché è una ferita che non si rimargina».

Rayan e le conoscenze online

«Mio figlio era un ragazzo empatico, gentile, sempre aperto agli altri e pronto a stringere nuove amicizie», racconta la madre.

«Passava molto tempo a giocare online, anche con persone di altri Paesi, ad esempio su Brawl Stars, ed era attivo in numerosi gruppi WhatsApp dove si confrontava e dialogava con gli altri», spiega.

«A un nostro parente aveva confidato l’esistenza di una ragazza di Torino. Nei giorni che hanno preceduto la sua morte mi chiedo: qualcuno lo ha visto? Con chi ha trascorso quel periodo?», si domanda.

Rayan potenzialmente istigato al suicidio?

«Ora che Rayan non c’è più, l’unica cosa che desidero è verità e giustizia. Dobbiamo sapere cosa gli è successo e per quale motivo è morto», sottolinea.

«Io escludo che mio figlio si sia tolto la vita spontaneamente. Se si parla di suicidio, temo che possa essere stato potenzialmente istigato, perché Rayan non avrebbe mai compiuto un gesto del genere di sua iniziativa», afferma.

«È per questo che chiedo di indagare a fondo sulle sue conoscenze, sulle persone con cui era in contatto e su chi ha avuto un ruolo nei giorni precedenti alla sua morte. Solo così si potrà arrivare alla verità», conclude.

 

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