Quattro collaboratori storici hanno lasciato Limes, la prestigiosa rivista di geopolitica diretta da Lucio Caracciolo, scatenando un dibattito sulla linea editoriale della testata.
Le dimissioni, annunciate tra novembre e dicembre 2025, riguardano figure di primo piano e sono legate principalmente al conflitto ucraino.
La loro uscita segna un momento di crisi per la rivista, in un contesto di trattative per l'acquisto di Gedi da parte dell'armatore greco Kyriakou.
Ma chi sono i quattro che hanno detto addio a Lucio Caracciolo?
Si tratta di Federigo Argentieri, politologo e professore di scienze politiche alla John Cabot University, dirige il Guarini Institute for Public Affairs ed era nel comitato scientifico di Limes dalla fondazione nel 1993. Ha formalizzato l'uscita con un telegramma a novembre 2025, spiegando le motivazioni in un'intervista Adnkronos.
Poi c'è Franz Gustincich, giornalista, fotografo e analista geopolitico esperto dell'Europa centro-orientale, faceva parte del consiglio redazionale. La sua partenza è stata annunciata insieme a quella di Argentieri, confermando un'uscita coordinata.
Giorgio Arfaras, economista affiliato al Centro Einaudi, era componente del consiglio scientifico. Anche lui ha lasciato per divergenze sulla linea editoriale sul conflitto in Ucraina.
Infine, Vincenzo Camporini, Generale ed ex Capo di Stato maggiore della Difesa: ha annunciato l'uscita dal consiglio scientifico il 15 dicembre 2025 via social, citando "incompatibilità" con la direzione della rivista. A Policy Maker ha parlato di una "progressiva deriva di sostegno alle tesi di Mosca".
Ma perché Argentieri, Gustincich, Arfaras e Camporini hanno lasciato? Il motivo principale è l'incompatibilità con la linea editoriale percepita come troppo filo-russa e priva di sostegno ai principi del diritto internazionale violati dall'aggressione russa all'Ucraina.
Argentieri ha denunciato un "pregiudizio strutturale" contro Kiev fin dalla Rivoluzione arancione del 2004, accentuatosi nel 2014 con la Crimea e con l'invasione del 2022, quando ci fu una previsione errata di Caracciolo sull'invasione.
Camporini ha evidenziato una "deriva radicale" pro-Mosca, rifiutando di essere associato a tesi non condivise. Gli ex collaboratori contestano anche le mappe di Limes che colorano la Crimea come territorio russo e il Donbas come controllato da Mosca, viste come scelte simbolicamente sbilanciate.
In un contesto di fase cruciale per l'Ucraina – con Usa che si svincolano dalla Nato e allineamenti America-Russia – i quattro ribelli invocano "scelte chiare senza ambiguità". Le dimissioni non citano articoli specifici ma un accumulo di divergenze che era diventato impossibile sostenere.