17 Dec, 2025 - 13:00

Data center nello spazio: perché l’Intelligenza Artificiale guarda all’orbita

In collaborazione con
Ilenia Zambonin
Data center nello spazio: perché l’Intelligenza Artificiale guarda all’orbita

L’Intelligenza Artificiale sta trasformando in modo profondo l’economia digitale, ma la sua crescita incontra oggi un limite concreto: l’energia. I data center necessari per addestrare e far funzionare modelli di AI sempre più complessi richiedono quantità di elettricità che stanno superando la capacità di risposta delle infrastrutture terrestri.

La costruzione di nuove centrali elettriche, necessarie a sostenere questa domanda, richiede tempi lunghi e investimenti elevati, spesso incompatibili con la velocità di sviluppo dell’AI. È in questo contesto che prende forma un’ipotesi fino a pochi anni fa considerata irrealistica: spostare i data center nello spazio, sfruttando l’energia solare disponibile in orbita.

L’Intelligenza Artificiale e il nodo energetico dei data center

Per decenni la crescita della capacità di calcolo è stata sostenuta dall’evoluzione dei processori, sintetizzata dalla cosiddetta “legge di Moore”. Con l’avvento del supercalcolo e dell’Intelligenza Artificiale, però, l’aumento delle prestazioni è stato ottenuto soprattutto attraverso la parallelizzazione: più core, più chip, più sistemi collegati tra loro.

Questo approccio ha risolto il problema computazionale, ma ha spostato la pressione sul consumo energetico. I data center dedicati all’AI stanno passando da richieste nell’ordine dei megawatt a necessità di potenza pari ai gigawatt, equivalenti a quelle delle grandi centrali elettriche. Il risultato è un disequilibrio crescente tra domanda di calcolo e disponibilità di energia, che rischia di diventare un collo di bottiglia per l’intero settore.

Secondo le analisi contenute nel documento, il mercato sta già mostrando segnali di tensione: senza soluzioni alternative, l’espansione dell’AI potrebbe scontrarsi con una vera e propria “barriera energetica”. Da qui l’interesse verso lo spazio, dove l’energia solare è abbondante, continua e immediatamente accessibile.

Vantaggi, limiti e primi progetti dei data center orbitali

Collocare i data center in orbita offre diversi vantaggi. Fuori dall’atmosfera terrestre, l’illuminazione solare supera 1 kW per metro quadrato, permettendo di produrre grandi quantità di energia elettrica tramite pannelli solari. Anche il raffreddamento può beneficiare dell’ambiente spaziale, grazie all’uso del raffreddamento radiativo e all’assenza delle limitazioni tipiche dei sistemi terrestri.

I data center orbitali si prestano in particolare a compiti di calcolo molto intensivi, come l’addestramento dei modelli di Intelligenza Artificiale o le simulazioni dell’High Performance Computing. Inoltre, consentirebbero di elaborare direttamente in orbita i dati raccolti dai satelliti, inviando a Terra solo i risultati, con benefici in termini di sicurezza e resilienza.

Accanto alle opportunità, restano però numerose criticità. I costi di lancio sono ancora elevati, la manutenzione in orbita è complessa e le infrastrutture devono resistere a radiazioni e detriti spaziali. Anche il raffreddamento, nel vuoto, richiede soluzioni ingegneristiche avanzate e superfici radianti di grandi dimensioni. A tutto questo si aggiungono le questioni normative e le limitazioni legate alla latenza, che rendono questi sistemi poco adatti alle applicazioni interattive.

Nonostante ciò, i primi progetti sono già realtà. Startup statunitensi, programmi europei e iniziative cinesi stanno sperimentando sistemi di calcolo in orbita, con dimostratori già lanciati nello spazio e roadmap che puntano a data center orbitali su scala sempre più ampia nei prossimi decenni. Il documento evidenzia come questa “corsa allo spazio” del computing sia appena iniziata, ma destinata a crescere rapidamente.

A cura di Ilenia Zambonin

LEGGI ANCHE