17 Dec, 2025 - 11:04

Schlein candidata premier: il sogno del nome sulla scheda. Ecco perchè guarda a Giorgia Meloni

Schlein candidata premier: il sogno del nome sulla scheda. Ecco perchè guarda a Giorgia Meloni

Altro che semplice segretaria di partito. Elly Schlein, al Nazareno, viene ormai descritta come una leader che guarda direttamente a Palazzo Chigi. L’obiettivo politico è chiaro: mettere il proprio nome sulla scheda elettorale come candidata premier, trasformando le prossime elezioni politiche in uno scontro personalizzato. Una strategia che ricalca, in modo quasi speculare, quella di Giorgia Meloni.

Ufficialmente la leader del Pd ribadisce di non voler trattare con la presidente del Consiglio sulla legge elettorale. Ma nei retroscena romani circola una convinzione opposta: la partita è già iniziata, anche se lontano dai riflettori. Perché una riforma che rafforzi il ruolo del leader conviene a entrambe.

La legge elettorale e il dialogo sottotraccia con Meloni

Il nodo centrale è proprio la legge elettorale. Schlein sa che senza una riforma capace di valorizzare il candidato premier, il centrosinistra rischia di restare prigioniero di veti incrociati e coalizioni fragili. Meloni, dal canto suo, ha tutto l’interesse a cristallizzare un sistema che premi chi guida e governa.

È qui che nasce il dialogo informale. Non un accordo politico, ma un confronto sulle regole del gioco. Emissari, segnali, messaggi indiretti: due avversarie che pubblicamente si attaccano, ma che sul terreno istituzionale hanno interessi convergenti. Un classico della politica italiana, dove le smentite spesso valgono quanto una conferma.

Le primarie del campo largo e la sfida a Conte

Parallelamente, Schlein coltiva un altro obiettivo strategico: le primarie del campo largo. Non come rito simbolico, ma come strumento di legittimazione definitiva. La segretaria del Pd è convinta di poter battere Giuseppe Conte in uno scontro diretto, soprattutto se il voto passa dai gazebo.

Nel suo calcolo pesano diversi fattori: il radicamento del Pd, la mobilitazione militante e il ruolo del sindacato. La Cgil di Maurizio Landini, amico politico di Schlein, viene vista come una sponda fondamentale. Nessun appoggio esplicito, ma una convergenza culturale e sociale che potrebbe fare la differenza.

Conte lo percepisce e per questo frena. Sa che una sconfitta alle primarie lo indebolirebbe drasticamente e metterebbe il Movimento 5 Stelle in posizione subordinata. Schlein, invece, spinge: vincere le primarie significherebbe diventare la leader naturale dell’alternativa a Meloni.

Il Nazareno e le liste dei futuri ministri

Il retroscena più rivelatore arriva però dai corridoi del Nazareno. Qui Schlein viene descritta come talmente convinta di poter vincere le prossime elezioni politiche da aver già avviato discussioni informali su assetti di governo e nomi possibili per i ministeri.

Non si tratta di liste ufficiali, ma di ragionamenti, suggestioni, ipotesi che circolano tra dirigenti e parlamentari. Un segnale chiaro dello stato d’animo: il Pd vuole tornare a pensarsi forza di governo, non solo di opposizione. E Schlein vuole essere il volto di questa ambizione.

Due leader, una stessa strategia

Il paradosso finale è evidente. Elly Schlein e Giorgia Meloni si presentano come antagoniste totali, ma condividono una visione simile del potere: leadership forte, centralità del capo, nome in evidenza sulla scheda. Due storie diverse, due elettorati opposti, ma una stessa idea di competizione politica.

Per questo, mentre lo scontro pubblico resta durissimo, sotto traccia le due leader si osservano e si parlano. Perché la vera battaglia non è solo vincere le elezioni, ma scrivere le regole che permettono di vincerle. E su quel terreno, Schlein non vuole arrivare impreparata.

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