15 Dec, 2025 - 11:58

Mario Sechi in love con Giorgia Meloni: "La sinistra? Ha la sindrome del kebabbaro"

Mario Sechi in love con Giorgia Meloni: "La sinistra? Ha la sindrome del kebabbaro"

Quell'ora e un minuto di comizio che ieri ha tenuto Giorgia Meloni per concludere la festa di Atreju l'hanno fatto andare letteralmente in brodo di giuggiole. Oggi, infatti, leggendo l'editoriale di Mario Sechi su Libero, si capisce solo una cosa: che il direttore è in love con la premier. Ormai, il suo cuore batte solo per lei.

E già: perché la sinistra ha la sindrome del kebabbaro: meglio lasciarla perdere.

Sechi in love con Giorgia Meloni manda la sinistra dal kebabbaro

Ma cosa ha scritto per trasmetterle tutti i suoi amorosi sensi Mario Sechi sulla prima pagina di Libero di oggi?

Beh, prima di tutto, che Giorgia Meloni è qualcosa da intenditori. Tanto più dopo la chiusura di Atreju di ieri:

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Dopo più di tre anni di governo Meloni, l'opposizione ancora non sa chi è Giorgia...

Per questo Sechi afferma che è affetta dalla sindrome del kebabbaro, "un disagio che si manifesta nella sinistra quando subisce la sconfitta, non elabora il lutto, non capisce l'avversario e ogni volta che lo vede, lo sente parlare, lo immagina, perde l'orientamento, barcolla, sbatte i piedi, e cade in uno stato che oscilla tra la prostrazione e la rabbia".

E insomma: tutt'altro che il cuore libero e innamorato del direttore.

Perché Sechi è innamorato di Meloni

Ma perché Mario Sechi è proprio innamorato di Giorgia Meloni? Beh, leggete queste parole da vera e propria dichiarazione d'amore per capirlo:

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Meloni è una professionista della politica, ha fondato 13 anni fa un nuovo partito che oggi è il primo in Italia, fa comizi e vita di sezione da quand'era ragazzina, ha frequentato l'università dell'opposizione e si è rivelata primadonna a Palazzo Chigi con la stoffa della grande leader europea del governo più stabile del Vecchio Continente

Non vi basta? Sechi è andato oltre:

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Meloni sa parlare al suo popolo, conosce i trucchi del mestiere, il suo intervento ad Atreju è un manuale di politica e costume. C'è il programma, la Nazione, le parole che servono per segnare la differenza tra noi e loro, quel che si dice l'impianto ideologico di un partito conservatore europeo...

L'utilizzo del pop

Ma ciò che ha fatto impazzire Mario Sechi è stata la verve pop che Giorgia Meloni ha utilizzato nel suo intervento conclusivo ad Atreju:

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Lo scacco matto è l'utilizzo del pop, della cultura popolare di cui la sinistra si è dimenticata

Un esempio? 

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L'opposizione si schiera contro l'operazione sulla cucina italiana patrimonio dell'Unesco: è il suicidio ai fornelli dei tragic-radical-chic contro il bucatino all'amatriciana di Lollo (Brigida) che viene dipinto con la corsa della sinistra dal kebabbaro (...) Ecco, allora, un'altra bandiera della sinistra, il kebabbaro...

Come se non bastasse Francesca Albanese.

L'aria di festa di Atreju

Insomma, per Sechi, Atreju è stato un trionfo, un Natale anticipato per Giorgia Meloni:

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Del resto, siamo vicini alle feste, in casa si gioca a tombola e al Mercante in Fiera e Giorgia ricorda che la sinistra è la carta della pagoda, quella che non vince mai, porta sfiga...

I compagni lanciano urla d'orrore per la deriva borgatara?

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La macchina narrativa di Meloni manda in cortocircuito la sinistra utilizzando le sue icone, i suoi simboli, di cui ha smarrito le tracce: si sono inalberati perché ad Atreju si è discusso di Pier Paolo Pasolini e perché mesi prima era venuto il momento del Gramsci non si tocca (...) Meloni solleva il coperchio del pentolone progressista che ha perso il contatto con il popolo che disprezza. Il suo discorso ad Atreju è disseminato di cultura pop...

E quali sono le altre chicche?

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Quando Giorgia cita Antonello Venditti e fa incontrare Marx e Nietzsche, sta ribaltando il paradigma dei professoroni della Ztl, è lei che incarna la cultura popolare e può evocare John Lennon per fare il sottosopra e dire che con le sue canzoni non si fa la pace, è lei che evoca Nanni Moretti per fiocinare Elly Schlein con un mi si nota di più se vado o non vado ad Atreju?

Beh, Sechi ad Atreju è andato. E ne è rimasto folgorato:

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Alla fine, quel che si vede, quel che resta, quel che conta è una questione sentimentale, il frammento di un discorso amoroso: la forza della leadership, la sua relazione con il popolo e la sua cultura. Nella sinistra in corsa dal kebabbaro non c'è...
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