Donato Monopoli aveva 26 anni quando è morto, il 5 maggio 2019, dopo sette mesi di coma. Vittima di un violento pestaggio avvenuto dopo una serata trascorsa in discoteca a Foggia, non si è mai più ripreso.
Il giovane viveva a Cerignola e stava progettando il proprio futuro: la famiglia chiede che sia fatta giustizia da ben sette anni. I due imputati nel processo per omicidio volontario, Francesco Stallone e Michele Verderosa, erano stati condannati in primo grado, nel 2022, rispettivamente a 15 anni e 6 mesi e 11 anni e 4 mesi.
Poi, in Appello, con il reato derubricato in omicidio preterintenzionale, le pene sono state ridotte a 10 anni per Stallone e a 7 anni per Verderosa. A febbraio 2025 un altro colpo di scena: la Cassazione ha annullato la sentenza, rinviando a un'altra sezione della Corte d'Appello di Bari.
L'udienza per l'Appello bis, prevista lo scorso 24 novembre, è stata rimandata. "Dolore su dolore. E quando c'è un rinvio, bisogna aspettare altri mesi", sottolinea Giuseppe Monopoli, padre di Donato, a TAG24.
L'udienza d'Appello bis del processo per la morte di Donato Monopoli è stata rinviata al 23 marzo 2026, per questioni tecniche, legate alla nomina di un nuovo legale da parte di un imputato.
"Uno dei due ha cambiato avvocato per la terza volta" spiega Giuseppe Monopoli. "Anche l'altro, in passato, ha usato questa stessa strategia" sottolinea.
I genitori e i fratelli di Donato hanno atteso per nove mesi la data dell'udienza e si sono ritrovati a dover aspettare ancora. Eppure, nonostante lo sconforto, i familiari del 26enne ucciso hanno intravisto uno spiraglio.
"Forse è la prima volta che giudici tengono conto della nostra sofferenza, mettendo Donato in primo piano. Anche loro hanno sottolineato alla controparte che non ci possono essere ulteriori rinvii e che il processo deve andare avanti" afferma.
Il padre della vittima racconta quanto sia difficile recarsi nell'aula di tribunale e trovarsi di fronte gli imputati: la mente torna sempre alla notte in cui Donato ha perso i sensi per non risvegliarsi mai più, dopo aver lottato tra la vita e la morte per ben sette mesi.
"È un dolore che si accumula. Vorrei che, partendo dalla nostra esperienza, la giustizia italiana dia spazio soprattutto alle vittime. Non è possibile che noi parenti dobbiamo continuare a sopportare situazioni del genere. Penso che dopo sette anni Donato meriti di riposare in pace e che noi, finalmente, possiamo avere un po' di tranquillità", afferma Giuseppe Monopoli.
"Ci auguriamo che nel 2026, con un'unica udienza, si arrivi finalmente a una soluzione e che non ci siano altri rinvii" spiega il papà.
"Alla fine penso che la vita di un ragazzo valga di più di dieci e sette anni di condanna. Noi non abbiamo più nostro figlio, loro sono andati avanti con le proprie vite: sono stati ai domiciliari sei mesi all'inizio, dopodiché sono tornati liberi".
Giuseppe Monopoli ribadisce, ancora una volta, come sia necessario arrivare alla fine del processo.
"La nostra sofferenza non conta? Noi non ce la facciamo più, è uno strazio. È arrivato il momento di dire basta".
L'intervista di TAG24 a Giuseppe Monopoli del 17/11/2025