15 Dec, 2025 - 11:30

"Attitudini: Nessuna": il dolcissimo ritorno di Aldo, Giovanni e Giacomo

"Attitudini: Nessuna": il dolcissimo ritorno di Aldo, Giovanni e Giacomo

Ammettiamo: è davvero difficile incontrare qualcuno in Italia, che sia nato prima degli anni 2000, che non ami il trio di attori comici Aldo, Giovanni e Giacomo. Per me, ad esempio, tutti e tre hanno rappresentato qualcosa di più che un semplice intrattenimento televisivo. Durante la mia infanzia, nei momenti di solitudine, la loro presenza all’interno delle puntate del programma televisivo Mai Dire Gol ha fatto sì che col tempo diventassero quasi come delle figure familiari. Quelli che potevano sembrare solo dei semplici sketch sono poi diventati dei ricordi indelebili, condivisi con mia sorella Adriana. Un altro posto speciale nella mia memoria lo occupa il pomeriggio in cui, a dieci anni, andai con mio zio Giorgio al cinema Tiffany di Palermo a vedere Chiedimi se sono felice; per me il film migliore del trio, insieme a Tre uomini e una gamba. Che poi, a pensarci bene, mio zio Giorgio in qualche modo è sempre somigliato parecchio ad Aldo Baglio. Il che, d’istinto, forse mi ha legata emotivamente ancor di più a quei volti che per anni ho osservato in TV.

Come me, moltissime altre persone potrebbero raccontare aneddoti simili che portano un valore sentimentale commovente. Questo è ciò che accade quando un artista regala un pezzo grande della propria anima allo spettatore. Ed è probabile che il motivo che ha spinto la regista e sceneggiatrice francese Sophie Chiarello a girare un documentario sulla vita personale e artistica di Aldo Baglio, Giacomo Poretti e Giovanni Storti sia da ricercarsi nel vasto amore che il pubblico riserva loro da decenni. Quel che è certo è che il suo legame lavorativo e umano con tutti e tre ha contribuito ampiamente all’ideazione di un’opera cinematografica che porta un titolo importante: Attitudini: Nessuna. Per trovarne le ragioni basta scavare nell’infanzia di Aldo; in una sua pagella scolastica risalente a quando frequentava le elementari, alla voce attitudini la maestra aveva scritto nessuna. Questa parola usata in maniera aspra, malevola, mortificante per chiunque, figuriamoci per un bambino, era stata annotata dalla sua insegnante per descriverlo come un giovane individuo privo di velleità, incapace di impegnarsi in qualunque cosa.

Intitolando così un documentario assai intimo e toccante, è come se Sophie Chiarello avesse voluto donare giustizia al bimbo umiliato, dando uno smacco a quell’istitutrice beffarda, mostrando a tutti una lunga e bellissima carriera brillante. Ma non si è limitata soltanto ai successi professionali, ci ha fornito uno spaccato reale, delicato e accogliente, di splendida umanità. Il documentario inizia facendo parlare i diretti interessati dei loro primi anni di vita, quelli passati indossando un grembiule, patendo a volte la fame e calciando di tanto in tanto un pallone in qualche cortile. Poi prosegue con la ricostruzione della gavetta fatta dai tre insieme all’attrice, ed ex moglie di Poretti, Marina Massironi. E ancora dell’arrivo a Mai Dire Gol, del primo film al cinema e degli altri a seguire, del successo piombato nella vita di Aldo, Giovanni e Giacomo con rapida naturalezza, senza avere neanche il tempo di realizzare, un po’ come quando ti addormenti dolcemente di colpo e in un’istante precipiti in un sonno profondo.

La cineasta non ci ha risparmiato neanche gli insuccessi: passando dalla separazione con Marina Massironi, al flop avuto con Fuga da Reuma Park e alla rottura del trio con un triste arrivederci alle scene. Però non con l’intento di svilirli, piuttosto per palesare un’umana vulnerabilità, avvicinandoli un passo in più verso lo spettatore. Ciò che ho apprezzato maggiormente è stato il ritratto di un Aldo Baglio inedito, bellissimo nella sua malinconica fragilità. E l’esposizione di un sodalizio artistico che ha battezzato una grande amicizia, tramutatasi poi in una sorta di legame familiare indissolubile. Sophie Chiarello, sbarcata in Italia dalla Francia oltre trent’anni fa, ha iniziato a lavorare con Aldo, Giovanni e Giacomo negli anni ’90 come aiuto regista. Uniti da una vicinanza spirituale, come traspare dai dialoghi del lungometraggio, forse è stato proprio l’affetto a consentire alla Chiarello di confezionare un documento dall’alto spessore emotivo, senza scivolare mai nel pietismo. 

Per me è stato come passare due ore ad ascoltare dei miei parenti parlare, in un’atmosfera di casa, calda e rassicurante. Attitudini: Nessuna, è un abbraccio, una coccola calorosa in un momento di sconforto da parte di qualcuno che ti vuole bene. Al termine dello spettacolo sono uscita dalla sala pensando: “ah, che vita meravigliosa!”. E il bambino tanto bistrattato, alla fine, è divenuto un adulto capace di illuminare un’intera stanza con un solo sorriso. Senza voto.

 

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