13 Dec, 2025 - 10:35

La proposta d'acquisto di Tether per la Juventus: ecco perché Elkann non la vende

La proposta d'acquisto di Tether per la Juventus: ecco perché Elkann non la vende

Negli ultimi giorni il nome della Juventus è tornato al centro delle voci di mercato, ma questa volta non per un colpo in entrata o in uscita.

A far discutere è stata una proposta ufficiale di acquisto presentata da Tether, colosso mondiale delle criptovalute guidato da Paolo Ardoino, che ha acceso il dibattito su una possibile cessione del club bianconero.

Un’ipotesi che, però, da casa Elkann è stata respinta senza esitazioni. La risposta è stata secca, immediata e inequivocabile: la Juventus non è in vendita.

Ma perché John Elkann ha chiuso la porta a un’offerta economicamente così rilevante? E cosa c’era davvero sul tavolo?

L’offerta di Tether per la Juventus: cifre e strategia

Secondo le indiscrezioni, Tether avrebbe depositato un’offerta strutturata per rilevare inizialmente la quota di Exor, che controlla il 65,4% del capitale della Juventus, per poi procedere con un’Opa sulle azioni restanti sul mercato.

L’operazione complessiva sarebbe stata valutata intorno a 1,1 miliardi di euro, con circa 700 milioni destinati all’acquisto della partecipazione in mano a John Elkann.

Una mossa ambiziosa, sostenuta dalla enorme liquidità di Tether, leader globale nel settore delle stablecoin. Tuttavia, nonostante la scadenza formale dell’offerta fosse fissata al 22 dicembre, la risposta è arrivata molto prima.

Perché Elkann non vende la Juventus

La ragione principale non è economica. O meglio, non solo.

Per la famiglia Agnelli-Elkann la Juventus non è mai stata considerata una semplice azienda, ma un patrimonio affettivo e identitario, tramandato di generazione in generazione. John Elkann ha più volte ribadito di aver appreso cosa significhi la Juventus direttamente dal nonno Gianni Agnelli, che vedeva nel club un simbolo della famiglia prima ancora che un asset finanziario.

Anche se il club è una società quotata in Borsa, il legame che lo unisce alla proprietà va oltre le logiche di mercato. Exor, infatti, detiene il 79% dei diritti di voto, garantendo un controllo totale sulla governance. In questo contesto, parlare di trattativa appare fuori luogo.

Il messaggio fatto filtrare è stato chiarissimo: non è una questione di prezzo.

Una valutazione considerata non congrua

C’è poi un aspetto strettamente finanziario. La capitalizzazione attuale della Juventus si aggira intorno ai 900 milioni di euro, ma secondo ambienti vicini al club questa cifra non riflette il reale valore patrimoniale della società.

La Juventus possiede infatti asset unici nel panorama italiano ed europeo:

uno stadio di proprietà,

la sede centrale,

il training center,

l’hotel della Continassa,

Vinovo,

il J-Medical.

Strutture che molti club valutati più della Juve nemmeno possiedono. Anche sotto questo profilo, quindi, l’offerta non sarebbe stata ritenuta adeguata.

Non un gioco al rialzo, ma una scelta identitaria

La sensazione è che non si sia mai aperto un vero tavolo negoziale. Non perché Tether non abbia le risorse per rilanciare, ma perché la Juventus non rientra tra i beni cedibili per John Elkann.

Negli ultimi dieci anni Exor ha già investito circa un miliardo di euro nel club e, se necessario, è pronta a immetterne altro. Una dimostrazione chiara del fatto che la proprietà non ha urgenze finanziarie e non è interessata a operazioni speculative.

Juventus fuori dal mercato: il messaggio è chiaro

Nel momento in cui altre storiche proprietà della famiglia Agnelli, come La Stampa, finiscono sul mercato, qualcuno ha pensato che anche la Juventus potesse seguire la stessa strada.
La risposta, però, è stata netta e definitiva.

La Juventus non è in vendita.
E, almeno per ora, non lo sarà.

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