Il governo bulgaro guidato da Rosen Zhelyazkov è caduto, l'11 dicembre 2025, sotto la pressione delle manifestazioni pubbliche di protesta. La notizia ha segnato l’ennesimo scossone politico in un paese già logorato da anni di instabilità politica e sfiducia nelle istituzioni. Le dimissioni di Zhelyazkov arrivano pochi giorni prima dell’ingresso della Bulgaria nell’eurozona, aprendo una fase di incertezza proprio mentre Sofia si prepara ad un passaggio economico e simbolico cruciale.
Il primo ministro bulgaro ha annunciato in diretta televisiva la decisione di lasciare l'esecutivo dopo meno di un anno dall'inizio del mandato mentre il parlamento si preparava a votare una mozione di sfiducia.
Nel suo messaggio, Zhelyazkov ha spiegato che la coalizione di governo si è riunita per valutare “la situazione attuale” e le “sfide” di fronte al paese, richiamando il principio secondo cui “il potere nasce dalla voce del popolo”.
Le manifestazioni hanno riempito le piazze della capitale Sofia e di numerose altre città bulgare, con migliaia di persone mobilitate contro le politiche economiche del governo e la sua incapacità di affrontare una corruzione endemica.
Il ritiro del piano di bilancio 2026, il primo elaborato in euro, non è bastato a calmare la protesta. L’aumento dei contributi previdenziali e delle tasse sui dividendi, pensato per finanziare la maggiore spesa pubblica, è stato considerato come un ulteriore peso su cittadini e imprese in un contesto di fiducia già ai minimi.
Le proteste si inseriscono in una dinamica di lungo periodo: sette elezioni in quattro anni, una scena politica frammentata e una popolazione sempre più convinta che i governi siano incapaci di scardinare i legami tra potere economico, corruzione e interessi oligarchici.
In questo contesto, il presidente bulgaro, Rumen Radev, ha invitato apertamente il governo a farsi da parte chiedendo ai deputati di “ascoltare le piazze”.
Ora spetta proprio a lui avviare il delicato percorso istituzionale. Prima proverà a sondare i partiti in parlamento per verificare se esista una maggioranza alternativa in grado di formare un nuovo esecutivo. Se il tentativo fallisse, come molti osservatori ritengono probabile, Radev nominerà un governo tecnico ad interim che traghetterà il paese verso nuove elezioni.
Il tutto mentre la Bulgaria si appresta ad adottare l’euro l'1 gennaio 2026, con un governo dimissionario e un quadro politico ancora una volta sospeso tra transizione economica e instabilità cronica.