11 Dec, 2025 - 13:15

"In ritardo sulla tabella di marcia": Il peso della crisi dei vent'anni

In collaborazione con
Chiara Ena
"In ritardo sulla tabella di marcia": Il peso della crisi dei vent'anni

È un fenomeno sempre più diffuso, e per molti versi, silenzioso. Non si tratta di una crisi in senso patologico, ma di una fase di transizione psicologica dolorosa, etichettata dagli esperti come "Crisi del Quarto di Secolo" (Quarter-Life Crisis in inglese), che colpisce i giovani adulti tra i 20 e i 30 anni. La sensazione dominante? Quella di essere "in ritardo".

La tirannia del "dover essere" 

La narrazione culturale e, soprattutto, l'implacabile vetrina dei social media, impone un copione di successo predefinito che per molti ventenni è semplicemente irrealistico: laurea brillante entro i 23, lavoro stabile e ben retribuito entro i 25, magari la prima casa entro i 30.

“Scorri i social e vedi un coetaneo che compra casa, un altro che lancia un brand. Tutti sembrano avercela fatta. E allora scatta il confronto automatico, tossico, devastante”, spiega un recente studio sul tema.

In Italia, dove l'età media per un ingresso stabile nel mondo del lavoro si è notevolmente innalzata, questo divario tra aspettative e realtà genera una profonda ansia da prestazione e un corrosivo senso di fallimento. La preoccupazione non è solo economica o professionale, ma esistenziale: “Sono sulla strada giusta?”, “Gli obiettivi che sto perseguendo sono davvero miei o il frutto di un copione imparato?”

Confusi e sospesi: l'inerzia esistenziale 

Al centro della Crisi del Quarto di Secolo c'è spesso l'incertezza sul futuro e il timore di star procedendo per inerzia. Ci si ritrova in un limbo: si è usciti dalla sicurezza dell'adolescenza, ma non si è ancora ancorati nella piena età adulta. I sintomi riportati sono comuni: sentirsi "persi, impauriti, soli e confusi", bloccati in un percorso di studi o in un lavoro che non appassiona, con la percezione che ogni giorno sia uguale all'altro.

Molti riferiscono di essere in "pilota automatico", quasi come un robot, intrappolati in impegni accettati solo per adattarsi agli altri. La crisi si manifesta quando ci si rende conto che il percorso intrapreso (che sia un'università, una relazione o una carriera) non rispecchia più il proprio scopo o i propri valori personali, generando una tensione tra l'integrazione nel mondo adulto e la ricerca della propria libertà. 

Da crisi a opportunità: trovare il proprio ritmo

Gli psicologi sottolineano che questo momento di crisi, pur essendo difficile, non è una debolezza, ma una fase di transizione essenziale e, potenzialmente, profondamente trasformativa. È un invito a fermarsi, rivalutare e riprendere il controllo della propria vita. 

● È cruciale ridurre il paragone con gli altri, soprattutto sui social, ricordando che i percorsi di vita non sono lineari. Non esiste un unico "tempo giusto".

● Ammettere di star attraversando un momento difficile è il primo passo per la consapevolezza.

● Non temere di fare scelte non definitive. La crescita richiede tempo, esperimenti ed errori.

● Lasciare andare la voce critica interna che impone di "dover già sapere" o "dover già fare". Come suggerisce un esperto, “Il tempo della vita non è sempre visibile.

Ci sono momenti di attesa, pause, passaggi intermedi che non producono risultati immediati, ma sono fondamentali per ciò che verrà. Forse non sei in ritardo. Forse stai attraversando una fase che non ha nome, ma ha valore.” La crisi dei vent'anni non è un segnale di fallimento, ma l'occasione per ridefinire il successo a condizioni proprie, liberandosi dall'idea rigida che tutti gli obiettivi debbano essere raggiunti entro una certa età. È il momento di chiedersi: "Cosa voglio veramente dalla mia vita?" e non: "Cosa dovrei volere?". 

A cura di Chiara Ena

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