Oggi, Vittorio Feltri, nella sua rubrica sul Giornale, risponde a una lettera inviatagli da un 17enne che vorrebbe intraprendere, come il nonno, la carriera nella Guardia di Finanza ma teme di fare una scelta sbagliata nel momento in cui l'Italia sembra un Paese più pronto a difendere chi delinque che ad apprezzare chi mantiene l'ordine pubblico e garantisce la sua sicurezza.
Il direttore spinge questo 17enne ad arruolarsi. Ma non prima di aver messo in chiaro delle cose molto importanti.
Cosa ha scritto Vittorio Feltri al ragazzo in dubbio se intraprendere la carriera nella Guardia di Finanza?
Beh, innanzitutto, che le sue perplessità sono più che lecite:
Feltri non nasconde il fatto che "viviamo in un Paese assurdo, dove spesso non si premia chi difende l'ordine, ma chi lo calpesta. Dove gli agenti vengono messi alla gogna mentre i delinquenti, specialmente se stranieri, meglio ancora se irregolari, vengono circondati da una rete di giustificazioni sociologiche degne di una barzelletta d'avanspettacolo".
Il direttore riconosce che si tratta di un "meccanismo folle". Ma tant'è: addebita la responsabilità di questo che chiama "disastro culturale" a "un'ideologia che da decenni ha messo nel mirino le forze dell'ordine, dipingendole come un apparato repressivo, come un problema da correggere e non come una risorsa da proteggere".
La situazione, quindi, è quella che è. Ma Vittorio Feltri non si sente affatto di far morire sul nascere il sogno del 17enne di diventare un uomo della Guardia di Finanza:
Per Feltri, "a un'epoca che chiama eroe chi incendia cassonetti, servono uomini che indossano la divisa per convinzione, non per lo stipendio". Allora, il consiglio finale che si sente di dare il direttore al 17enne che gli ha scritto è questo: