11 Dec, 2025 - 10:38

Disoccupazione in calo, ma l’Italia smette di cercare lavoro: cosa nascondono i dati ISTAT 2025

Disoccupazione in calo, ma l’Italia smette di cercare lavoro: cosa nascondono i dati ISTAT 2025

Nel terzo trimestre del 2025 il mercato del lavoro italiano presenta segnali ambivalenti, visibili nei dati rilasciati dall’ISTAT. 

Se da un lato si registra un calo del tasso di disoccupazione, dall’altro si nota un aumento preoccupante degli inoccupati, ovvero coloro che non sono attivamente alla ricerca di un impiego.

Questo quadro in chiaroscuro racconta una realtà lavorativa complessa, in cui i numeri positivi sulla carta nascondono dinamiche meno incoraggianti.

Istat, disoccupazione al 6,1% ma è davvero una buona notizia?

I dati ISTAT mostrano che il tasso di disoccupazione nel terzo trimestre del 2025 è sceso al 6,1%, con una diminuzione di 0,2 punti percentuali rispetto al trimestre precedente.

Si potrebbe interpretare questo segnale come un miglioramento del mercato del lavoro: più persone trovano un’occupazione e la pressione sul sistema economico diminuisce.

Anche l’input di lavoro complessivo, misurato dalle ore lavorate, è in crescita sia rispetto al trimestre precedente (+0,7%) che sull’anno (+2%).

Questa crescita indica che, pur con meno occupati complessivi, la quantità totale di lavoro impiegato nell’economia è aumentata, probabilmente grazie a un maggiore impegno lavorativo degli occupati.

Va però sottolineato un dettaglio importante: il numero di occupati, al netto degli effetti stagionali, è leggermente calato rispetto al periodo aprile-giugno, attestandosi a circa 24 milioni e 102 mila persone, con una diminuzione di 45 mila unità (-0,2%).

Questo calo è dovuto principalmente alla riduzione dei lavoratori dipendenti a termine (-51 mila) mentre i lavoratori a tempo indeterminato rimangono stabili e gli indipendenti crescono di 14 mila unità (+0,3%).

Il tasso di occupazione generale si mantiene stabile intorno al 62,5%, con una lieve flessione di 0,1 punti percentuali nel complesso.

Tuttavia, nelle regioni del Centro-Nord e tra gli uomini e i giovani si evidenziano cali più marcati, mentre le donne, la fascia d’età tra 35 e 49 anni e il Mezzogiorno mostrano stabilità o lievi incrementi.

Un italiano su 3 non cerca lavoro: il dato choc sull’inattività che spaventa l’Italia

Parallelamente al calo della disoccupazione, emerge un dato di grande peso: il tasso di inattività, ovvero la percentuale di persone che non sono né occupate né attivamente alla ricerca di lavoro, è salito al 33,3%, con un incremento di 0,3 punti percentuali nel trimestre.

Questo significa che una fetta crescente della popolazione in età lavorativa ha rinunciato a cercare un’occupazione, uscendo di fatto dal mercato del lavoro.

Questo fenomeno è particolarmente preoccupante perché l’aumento degli inoccupati indica sfiducia e difficoltà, che spesso si traducono in una marginalizzazione socio-economica.

Il dato sugli inattivi fa riflettere sulla reale salute del mercato del lavoro italiano: la discesa della disoccupazione non corrisponde a un aumento proporzionale degli occupati, ma a un maggior numero di persone che si scoraggia e abbandona la ricerca di un impiego.

Inoltre, il dato sui posti vacanti è rimasto sostanzialmente stabile (1,8%), con un lieve aumento rispetto al trimestre precedente, ma una diminuzione rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Questo segnala un certo squilibrio tra domanda e offerta di lavoro, che contribuisce a complicare ulteriormente il quadro complessivo.

Questi numeri indicano che dietro al calo ufficiale della disoccupazione si nascondono dinamiche di lunga durata: calo degli occupati a termine, crescita degli indipendenti e soprattutto una progressiva esclusione dal mercato del lavoro di una quota significativa di popolazione.

Per il governo, le istituzioni e gli operatori socio-economici è una sfida affrontare questo doppio volto del mercato del lavoro italiano, che richiede politiche mirate non solo al reinserimento degli inattivi, ma anche alla qualità e stabilità dell’occupazione.

 

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